Caso Csea, il fallimento del “sistema Torino”

Creato il 01 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: graziano88 / Foter / CC BY

Arriva sempre, prima o poi, il momento in cui la politica deve fare i conti con tutte le sue pecche. Era successo a Siena, lo scorso anno, con lo scandalo del Monte dei Paschi. Ora è la volta di Torino. Perché il caso che ha visto al centro Csea, il consorzio di formazione professionale piemontese, è soprattutto questo: una sconfitta della politica, l’ennesima dimostrazione del malfunzionamento degli enti consortili finanziati dalle amministrazioni pubbliche.

Una sconfitta talmente evidente che ormai nessuno può più negarla. Non lo fa nemmeno Piero Fassino, il primo cittadino torinese, che nei giorni scorsi ammette le “responsabilità politiche” che stanno dietro al crac Csea. Scaricando, di fatto, la colpa di quanto avvenuto sul suo predecessore Chiamparino.

E in effetti, fin dai primi anni del 2000 il consorzio mostra già grossi segni di cedimento. Segni che  via via si accentuano, fino a sfociare nel mancato pagamento dei dipendenti, costretti addirittura allo sciopero della fame per cercare di ottenere quanto spetta loro. Eppure, in tutto questo, la politica sembra disinteressarsi completamente alla vicenda. O meglio (anzi, peggio), continua a supportare Csea con ingenti finanziamenti. Senza nemmeno esigere rendicontazioni: dal 2007 in poi, il consorzio smette persino di pubblicare i propri bilanci, e nessuno dice nulla.

Anzi: i rappresentanti pubblici vengono riconfermati nel corso del tempo, come se stessero svolgendo un ottimo lavoro. Più probabilmente, semplicemente, in questo sta l’ennesimo tentativo di nascondere tutto lo sporco sotto il tappeto, sperando che non venga mai a galla. E invece, quel momento è arrivato.
La situazione inizia a precipitare nel 2012, quando la società chiude definitivamente i battenti. La Procura di Torino riceve un esposto sottoscritto da più di 200 dipendenti Csea, affiancati dal consigliere comunale in quota Sel, Michele Curto. Da lì, è tutta una reazione a catena che farà emergere sempre di più le responsabilità della politica e in particolare dell’ex vicesindaco Tom Dealessandri, all’epoca assessore con delega alle Partecipate.

Fino ad arrivare agli eventi di questi giorni, con la spaccatura interna alla maggioranza sulla richiesta (avanzata dalle opposizioni) di far dimettere Dealessandri dal consiglio di amministrazione di Iren, il colosso dell’energia torinese. Fino a costringere Fassino a prendere le distanze dalla gestione della giunta Chiamparino.

Ma chi assicura che il caso Csea sia un episodio isolato? Nessuno, anzi. Si fa quasi a gara, a Torino, ad indovinare quale sarà il prossimo ente a finire sotto la lente della magistratura. Con Amiat e Gtt in pole position.


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