“Non prendiamoci in giro: la spaccatura è politica. Siate seri e andatevene”. E’ la sintesi politica di Stefano Barbero, della lista civica “Noi crediamo in chi crede in noi”, il quale commenta la recente spaccatura nella maggioranza nel comune di Alessandria, per la contrarietà della Lega Nord di votare il bilancio. “Salta agli occhi qualcosa di divertente, se lo prendiamo da una certa angolazione. Piercarlo Fabbio, motivando la sospensione delle deleghe agli assessori leghisti, ha detto che ha agito per “mancanza di fiducia politica”. Poche ore dopo, lo stato maggiore del Carroccio alessandrino dichiarava che la rottura è frutto di una “questione tecnica”. Mettiamoci nei panni dei cittadini: a chi dare retta?”. Mancanza di fiducia reciproca, divergenze momentanee o cosa? “Questa mancanza di fiducia è reciproca. PDL e Lega diffidano l’uno dell’altro”. E da qui parte la campagna elettorale: “Alessandria si faccia questa domanda: possiamo affidare le sorti della città nelle mani di una classe politica inadeguata e divisa al suo interno su scelte cruciali quali sono le politiche economiche? A che pro si può sperare in una ricucitura dello strappo? Cosa guadagnerebbe Alessandria dalla ricomposizione della frattura? Per quanto i vertici delle due formazioni, nell’eventualità di un riavvicinamento, possano spendersi in rassicurazioni sul futuro della giunta, niente potrà più essere garantito: scarsissima collegialità, poco dialogo con il consiglio comunale, scelte prese da caminetti ristretti hanno minato alla base l’alleanza alla guida del comune. E oggi a poco servono gli appelli disperati del sindaco Fabbio a saltare sulla barca che affonda a componenti del consiglio comunale, interpretando perfettamente il motto andreottiano “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Il suo estremo tentativo ricorda le gesta di Berlusconi che nella parabola discendente del suo ultimo governo sfiancava i parlamentari promettendo mari e monti per durare un po’ di più. Anche nel caso di Alessandria, i problemi sono di fondo, non di superficie. Se solo chi guida il comune mostrasse un barlume di responsabilità, si dimetterebbe lasciando che del disastro contabile dell’ente se ne occupasse un commissario che, ne siamo certi, sarebbe più ferrato in materia. Speriamo che al più presto cali il sipario su questa squallida e triste vicenda”.