Un caso giudiziario che, oltre ad avere contraccolpi politici (l’Ue, sulla scia di quanto hanno fatto gli Usa, ha appena deciso di creare una black-list di manager e funzionari russi coinvolti nella vicenda, a cui verrà proibito l’ingresso nei paesi dell’Unione), Oltremanica sta assumendo le fattezze di un thriller degno dei romanzi di Forsyth e Le Carrè. Con un’inquietante scia di sangue.
Il 17 novembre scorso, Aleksandr Perepelichnij, 44enne uomo d’affari russo dall’oscuro passato, è stato trovato morto a pochi metri dall’uscio di casa, in una lussuosa e supersorvegliata magione nel Surrey. Nessun segno di violenza, su di un uomo che, stando a quanto riportato da alcune testimonianze, godeva di ottima salute. Perepelichnij si era trasferito in Inghilterra da tre anni, portando con se – è quanto ritengono gli inquirenti britannici – una serie di prove che confermerebbero la gigantesca frode fiscale ai danni dello Stato russo di cui Magnitskij era venuto a conoscenza nel suo ruolo di avvocato dell’Hermitage Capital Fund, e che minacciava di denunciare davanti ai giudici russi. Magnitskij avrebbe scoperto che un gruppo di funzionari corrotti del Ministero dell’Interno, al soldo del finanziere russo Dmitrij Kluev, si era avvalso dell’Hermitage per mettere in atto una colossale truffa da 230 milioni di dollari, fatti transitare sulla Universal Bank di proprietà di Kluev e poi fatti sparire assieme alla banca stessa, liquidata subito dopo.
Perepelichnij, e questo è il dato più inquietante riferito dal quotidiano Independent, non sarebbe stato un semplice oligarca in rotta con il Cremlino che aveva scelto l’Inghilterra per godersi il frutto delle proprie “fatiche”, bensì un fuoriuscito del “Gruppo” di Kluev: l’uomo sapeva molte cose delle attività illecite di Kluev, inclusa la frode che s’intreccia con la vicenda Magnitskij, tanto da diventare un testimone chiave nell’indagine mossa da Scotland Yard sulle ramificazioni della struttura in Gran Bretagna.
Se venisse dimostrata una morte violenta, quello di Perepelichnij sarebbe il quarto decesso misterioso intorno a questa torbida vicenda. Il primo fu Oktaj Gazanov, secondo i giudici russi la mente della colossale operazione di “ripulitura” del denaro: fu trovato morto in una via di Mosca nel 2007, ufficialmente per un attacco di cuore. L’anno dopo, a Kiev, fu la volta di Valerij Kurochkin, accusato di aver falsificato i documenti per consentire il trasferimento fraudolento di denaro: morì di cirrosi epatica mentre si trovava in aeroporto nella capitale ucraina. Pochi mesi dopo Semjon Kobeinikov, che divideva con Kluev la proprietà della Universal Bank, precipitò dal balcone della sua casa di Mosca.
Per un’assurda coincidenza, sia Gazanov, sia Kurochkin sia Kobeinikov morirono poco prima che i giudici che indagavano sulla frode potessero interrogarli.
Fonti russe però riferiscono che Perepelichnij non aveva legami con la vicenda Magnitskij: “Il suo nome era stato fatto nell’inchiesta, ma non sono poi state trovate prove per accusarlo”. Anche lo stesso Dmitrij Kluev smentisce nettamente le ricostruzioni inglesi: “Non esiste alcuna organizzazione criminale come descritta dall’Independent, così pure le ricostruzioni sono pure fantasie e Perepelichnij non era testimone chiave di nulla”.