Ultimamente non ho scritto sul blog, però ho passato un sacco di tempo a leggere articoli a tema ambientale, più precisamente sulla questione della popolazione e sui vari segnali di disastro imminente. Ne ho trovati due in particolare che mi sono piaciuti per le informazioni e gli spunti di riflessione: questo, in particolare, ma anche questo. Mi scuso perché sono entrambi in inglese. Uno dei temi presentati o sottintesi in questi due interventi è: perché gli ambientalisti non vengono presi più sul serio? In fondo, non stiamo parlando dell’estinzione del panda, per quanto triste, ma dell’intera umanità. Può esserci una questione più urgente di questa? No, per definizione. Leggendo il libro di Luca Mercalli Prepariamoci, ho trovato una riflessione sulla figura di Cassandra e la sua associazione con l’ambientalismo. Innanzitutto, ricordo che Cassandra era una profetessa che diceva il vero ma non veniva creduta – questa era la sua maledizione. Insultare qualcuno dandogli della Cassandra significa sostanzialmente insultare se stessi per la propria incapacità di prestare ascolto. Però c’è un altro aspetto interessante. Gli ambientalisti descrivono scenari apocalittici per spingere le società ad agire e quindi per evitare che questi scenari si verifichino. Se e quando, però, il pericolo viene scongiurato, gli ambientalisti non possono dire di aver avuto ragione – anche il pericolo è stato evitando proprio prendendo qualche misura da loro consigliata (vedere buco nell’ozono). Già è difficile capire perché qualcosa è successo, figuriamoci perché non è successo. Quindi gli ambientalisti si trovano nella difficile posizione di: prevedere catastrofi che o non si sono verificate o si stanno già verificando ma lontano dalla sfera di attenzione della maggior parte della gente (oceani, Amazzonia, suoli impoveriti, persone che muoiono di fame altrove…), dover convincere la gente di previsioni che hanno ogni base logica e scientifica ma riguardano eventi futuri e quindi a cui si può semplicemente scegliere di non credere (stiamo sempre meglio!), e poi simultaneamente sperare che questi eventi catastrofici diano qualche segno di vita per convincere la gente a reagire, e al tempo stesso sperare che si faccia qualcosa per evitare che si verifichino, anche se questo significa che tutti diranno: visto? di cosa vi preoccupavate? Io ogni tanto mi sento prendere dalla rabbia quando qualcuno sostiene che il mondo non si sta riscaldando, che non c’è problema se la popolazione cresce, o che la tecnologia risolverà tutto. Non ho l’autorità dello scienziato, però leggo molto quello che gli scienziati scrivono e il fatto che alcune persone scelgano di non vedere e di non sentire mi fa davvero arrabbiare. (Più nello specifico, ultimamente mi fa arrabbiare leggere che ognuno dev’essere libero di decidere quanti figli fare. Sì, in teoria sì, ma in pratica questo significa essere liberi di avvicinare l’umanità intera alla sua estinzione. Riprodursi in maniera incontrollata, come anche consumare in maniera incontrollata, è l’equivalente del ventunesimo secolo degli attacchi militari del ventesimo. È un atto di distruzione contro se stessi e contro altri.) Eppure, se qualcuno vuole pensare che sia falso quello che ho appena detto, continuerà a pensarlo a fronte di qualsiasi evidenza. Potrei portargli pacchi di articoli su qualsiasi questione ambientale: non li leggerebbe o sceglierebbe di non crederci. A differenza degli attivisti per i diritti umani, gli ambientalisti hanno quasi sempre una difficoltà ulteriore: far sentire la voce di un mondo che parla in un linguaggio che non è quello umano, e addirittura far parlare il futuro.
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