ROMA – Se i bambini che giocano nel giardino della scuola disturbano gli abitanti allora devono smettere di giocare. Vocii e schiamazzi delle ore in cortile, secondo la sentenza della Cassazione,devono essere stabiliti in precedenza e nel rispetto degli abitanti che vivono nella zona. La sentenza riguarda la denuncia di Carlo T., residentea Trezzano sul Naviglio, nei confronti dell’asilo nido e scuola elementare “Mauro Brutto”. Il residente, morto ormai da tempo con la causa che iniziò negli anni Novanta, citò in giudizio il ministero dell’Istruzione e il Comune. Solo il 6 settembre la Cassazione gli ha dato ragione.
Andrea Galli sul Corriere della Sera racconta:
“L’iter giudiziario era cominciato nei primi anni Novanta. Il che potrà originare discussioni sui soliti ampi lassi temporali della giustizia. Non fosse che restano centrali nel dibattito il candido oggetto e gli innocenti bersagli dell’offensiva di Carlo T. compiuta a maggior ragione in una cittadina dell’hinterland esposta agli assalti di ‘ndrangheta e mazzette (infatti il Comune oggi è commissariato). La portinaia del «Mauro Brutto», asilo costruito in una zona residenziale quarant’anni fa, ricorda che quel signore aveva deciso di prendere la villetta ben conscio della presenza dell’istituto. Ricorda anche, la donna, che le rimostranze erano nate da un non ottimo stato di salute. Il vicino cercava di riposare e, a suo dire, i bimbi glielo impedivano”.
Inizia così la battaglia del vicino, con la scuola che retrocede la recinzione del cortile per allontanare gli schiamazzi dei bimbi che disturbano l’uomo, ma il processo va avanti fino ad oggi con la sentenza della Cassazione:
“Nel 2009 il Tribunale aveva bocciato l’istanza di Carlo T. mentre due anni dopo la Corte d’appello aveva ordinato al Comune di limitare l’accesso esterno dei piccoli. Quanto? Un’ora e mezza. Non di più. Ancora la portinaia confida che proprio in questi giorni, prima dell’anno scolastico, per precauzione estrema la recinzione sarebbe stata ulteriormente retrocessa”.