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Immaginate due dei tipi più solitari sulla faccia della Terra, o almeno della Corea.
Uno potrebbe essere un povero uomo d'affari che si trova subissato da debiti e decide di farla finita, dopo essere stato anche lasciato dalla fidanzata per la sua inettitudine.
L'altra potrebbe essere un'agorafobica, che vive rinchiusa nella sua camera fingendo su un blog di avere la vita perfetta, il fisico e l'armadio perfetto, dedicandosi minuziosamente a una routine cronometrata al minuto.
Ora, prendete il lui della coppia, e fategli addirittura sbagliare il suicidio, con il salto nel vuoto nel fiume Han che ce lo fa ritrovare sulla spiaggia di un'isola deserta al centro della città ma inavvicinabile se non in barca (cosa che lui non possiede) o con una bella nuotata (cosa che lui non è in grado di fare).
Di male in peggio, il nostro uomo inizierà a cibarsi e a sopravvivere come può, tentando ogni giorno di farla finita ma trovando un modo per non farlo, trovando nella sua nuova solitudine uno stato di pace assoluto, e, cosa più importante, un nuovo obiettivo nella sua vita, una speranza che sta nel saper ricreare attraverso un metodo discutibile di coltivazione (l'uso del guano degli uccelli), degli spaghetti con verdure.
Riprendete poi la lei della nostra coppia, e fate in modo che la macchina fotografica professionale con cui osserva quotidianamente la Luna, le permetta di scovare quell'essere quasi alieno che si è costruito un rifugio nell'isola deserta, e che in lui trovi una nuova speranza e l'onda giusta per uscire dal suo covo.
Presi questi due esseri soli, e fatti incontrare tra messaggi in una bottiglia e scritte sulla sabbia, avrete Castaway on the Moon, che nulla ha del film molto molto lento con Tom Hanks, a parte un Wilson versione spaventapasseri.
Lee Hey-Jun si lascia infatti andare a una fotografia sapiente che crea perfette immagini-icona e ad un'ironia e a uno humour che in italiano devono per forza passare per il pessimo doppiaggio con cui trattiamo i film orientali, trasformando in macchietta inizialmente anche fastidiosa il lui di questa improbabile coppia.
Ma tralasciando questo fattore, e l'irritazione che certe gag da manga provocano, più il film avanza, più ci si affeziona ai protagonisti, facendo il tifo per la loro storia e osservandoli e scrutandoli in quei piccoli passi in avanti che compiono, come l'incursione piena di geniali metodi anticontatto di lei.
Per fare una commedia romantica ben riuscita e apprezzabile, non c'è così bisogno di zuccheri e di melassa, a volte, basta una semplice piantina di mais.
Ce la dicevano anche Wall-e e Eve.
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