Parte da Catania la proposta di parziale abrogazione di una delle più controverse leggi della storia della Repubblica: la Merlin.
Parliamo dunque di una vera e propria rivoluzione del costume che porta la firma di due consiglieri comunali catanesi, Giuseppe Catalano e Vincenzo Parisi, i quali hanno ieri presentato all’Amministrazione comunale l’invito a fare da portavoce dell’iniziativa presso la Regione Sicilia: riaprire le case chiuse per offrire maggiori garanzie, è questa la filosofia della proposta.
Catalano non ha dubbi: “Non è una proposta in favore della prostituzione, anzi, è una presa di coscienza civica che libera le ragazze dalla morsa dello sfruttamento e della malavita e che dovrebbe dare decoro alle città“. Basta dunque alle lucciole per strada in balia di criminali e clienti con pochi scrupoli “Anche mia moglie è d’accordo, chi non lo sarebbe? Avete visto quante ragazze ci sono in giro? E chissà dietro di loro quanti sfruttatori“.
Parliamo di una proposta molto seria che prende le mosse da un dato sociologico assolutamente chiaro: l’Italia è uno dei Paesi con la più alta percentuale di pendolari del sesso. Già, perchè per il sesso molti nostri connazionali sono “costretti” a emigrare in luoghi dove la prostituzione non è mai stata demonizzata in nome di discutibili scelte morali, ma gestita efficacemente dai governi attraverso controlli sanitari periodici e attraverso la riscossione delle tasse: “Qualche settimana fa ho visto che le Iene hanno proposto un servizio in cui ripercorrevano le vicissitudini di una ragazza alla quale Equitalia ha chiesto di pagare le tasse come massaggiatrice. Nessuno le ha mai riconosciuto lo status di prostituta.”
Al netto di ogni pregiudizio, la proposta “etnea” sembra essere abbastanza condivisibile, anche se siamo tuttavia ancora lontani da una storica riapertura delle case chiuse. Per completare il processo di abrogazione di una legge sono necessari infatti: un referendum abrogativo o l’approvazione di un ordine del giorno in almeno quattro Regioni italiane. “Noi ci stiamo muovendo in entrambe le direzioni” e ancora Catalano “siamo in contatto con dei consiglieri di Torino e del Friuli, ma sottoscriveremo certamente la proposta di referendum abrogativo avviata dalla Lega“.
Siamo all’alba di una nuova rivoluzione sessuale? Impossibile dirlo, ma per un giorno Catania abbandona il suo status di “Milano del Sud” per sposare un più appropriato “Amsterdam d’Italia“.