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Catania-Milan: presentazione della gara

Creato il 28 gennaio 2011 da Gianclint

-L’importanza dei terzini che attaccano contro il catenaccio-

Sfida ricca di spunti tecnici e tattici, di stimoli: al Massimino la sfida di sabato sera profuma di Derby, e gli organi della comunicazione cavalcheranno questa suggestione di certo. L’uomo mandato dal destino per rilanciare l’Inter: “El Cholo”.

Catania-Milan: presentazione della gara

"Il Grande": il nuovo allenatore Etneo aspetta il Milan sabato sera per una sfida che profuma di Derby.

Il Milan necessita di tutto tranne che di  fantasmi: credo che l’intelligenza e la maturità di una squadra si manifesti soprattutto da qui, nel cosiddetto approccio alla partita stessa. E’ nel tragitto che va dal ritiro ai cancelli di ingresso che si fa la gara” già nella testa di chi scenderà in campo, nella capacità di tradurre il miraggio di un Derby a distanza in sfida, la suggestione in stimolo per sé.

Arrivato da sette giorni il Mister argentino già si sentirà a casa sua: la rosa a disposizione parla la sua stessa lingua calcistica e non. Individuato il punto debole della squadra nella linea a quattro della difesa (che mal sopportava il 4.3.3. di Gianpaolo), ha posto subito mano. Due mediani davanti alla difesa che spesso si scambiano la posizione; un centrale chiamato anche ad impostare; un esterno offensivo che di fatto funge da raccordo tra centrocampo ed attacco sulla transizione positiva e negativa.

Il 4.2.3.1. di chiara marca ispanica non sorprende e, seppur visto in una sola gara, dice già qualcosa: le fasce probabilmente verranno sfruttate in maniera differente rispetto alla versione precedente, il posizionamento dei due mediani davanti alla difesa e di un’ala d’attacco di spiccato senso tattico fan da spia della volontà di difendere per bene la propria trequarti.

Con i nuovi arrivi, al Milan un cambio di modulo (4.4.2. 4.3.3.) diventa possibile, e mi permetto di aggiungere un aspetto che trovo sia stato tralasciato da gran parte dei media. Emanuelson è giustamente citato per la capacità motoria superiore alla norma, il dinamismo, il sinistro naturale. Van Bommel è visto come un centrocampista che sa mantenere l’equilibrio della squadra con intelligenza e che sa “picchiare” alla bisogna.

Troppo poco si è letto in giro delle qualità tecniche dei due: quelle infatti rendono concreta l’ipotesi di un cambio di modulo, non la sola capacità di corsa o la dimestichezza a giocare in un tale sistema. Di Emanuelson inviterei quindi a osservare la capacità di muovere verso l’interno, di saper usare anche il piede destro, della capacità quindi di “saper creare spazio” per la sovrapposizione tagliando internamente. Di Van Bommel credo altrettanto che sia sottovalutata l’abilità nella conduzione del pallone, i tempi d’inserimento offensivi , la capacità di arpionare le ribattute sui 20/25 m. avversari e la capacità di concludere dalla distanza.

Questo mancava al Milan per giocare un 4.4.2. credibile o un 4.3.3. completo nella copertura degli spazi di gioco che i moduli offrono: non la corsa in sé, che non farà mai un giocatore solo in grado di cambiare il volto ad una squadra, ma la “scuola calcistica”, la qualità che dovrebbe essere sempre posta al centro di qualsiasi progetto di squadra.

A volte, soprattutto in periodi di calcio mercato come questo, la fantasia galoppa, e la prima cosa che fa è immaginare nuovi scenari: “Ma il modulo deriva dai giocatori o è il contrario?”, la risposta è chiara, ma possiamo andare oltre: ovvero, superata da poco la metà del campionato, possiamo capire come entrambi gli aspetti -quello tattico e tecnico- poggiano su principi calcistici. Quelli di Allegri individuati fin qui sono: il pressing alto; gli inserimenti dei centrocampisti; il movimento dei giocatori che compongono il triangolo offensivo; cercare la profondità sui tagli e non solo nello spazio…

Catania-Milan: presentazione della gara

I terzini contro un catenaccio: la loro partecipazione attiva al gioco per "allargare" il campo, favorire la circolazione del pallone, e creare spazi di gioco.

Stante il flusso del nostro gioco che passa per vie centrali, a Catania incontreremo come a Lecce un avversario che proprio lì vorrà concentrare giocatori. Non si dovrà allora ripetere lo stesso errore commesso -fra i tanti altri- col Lecce: contro una squadra che presentava Tomovic a destra non si dovrebbe schierare un terzino che non abbia doti offensive spiccate e tempi d’attacco. E non solo per trovare sfogo lateralmente, ma proprio per favorire il gioco sulla trequarti. Bloccare i terzini “regala” di fatto un uomo all’avversario che non si dovrà curare di prenderne in consegna l’avanzata sul lato, facilitando così l’opportunità di restare stretto e corto poiché non sollecitato né in ampiezza né in profondità dai movimenti senza palla.

Se solo attraverso l’equilibrio di squadra si può pensare di porre una base per (ri)costruire un Milan di alto livello, non è creando scompensi o riadattando giocatori che centreremo l’obbiettivo, ma al contrario ponendo alla base la ricerca di una fluidità di gioco omogenea, un’organizzazione che supporti chi scenderà in campo in attesa di recuperare infortunati e freschezza atletica.

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