Pio La Torre legislatore contro la mafia
alla libreria etnea Catania Libri
Giovedì 10 luglio 2014, alle ore 17,30, presso la libreria Catania Libri, viale Regina Margherita, 2/H Catania, presentazione del libro Pio La Torre legislatore contro la mafia, edito da Edizioni di storia e studi sociali. Ne parlano: Nicola Cipolla, compagno di lotte di Pio La Torre nella Sicilia del feudo e già senatore della Repubblica del Partito Comunista Italiano; Orazio Licandro, docente ordinario di Diritto romano all’Università La Sapienza di Roma e assessore ai Saperi e alla Bellezza del comune di Catania; Carlo Ruta, saggista e studioso dei fenomeni criminali.
«Già a partire dagli anni sessanta, La Torre convogliava una parte consistente della sua analisi e della sua inchiesta su un terreno che nelle sedi istituzionali del paese era ancora off-limits. Era quello delle ricchezze di origine criminale e degli intrecci tra criminalità organizzata e mondo economico-finanziario. Non si trattava propriamente di una scoperta. Questo profilo della questione mafiosa, in particolare quello del riciclaggio dei proventi di contrabbando e droga, era al centro dell’inchiesta giornalistica del giornale «L’Ora», sotto la direzione di Vittorio Nisticò, e baluginava, per quanto a volte in forme imprecise, nell’investigazione di Michele Pantaleone. Ma La Torre, che alle sue cognizioni sulla mafia, già importanti, poteva associare quelle di non pochi conoscitori profondi del fenomeno legati a lui dalla militanza nel PCI, da Ruggero Grieco a Girolamo Li Causi, da Nicola Cipolla a Pompeo Colajanni, da Giuseppe Berti a Emanuele Macaluso, non mirava solo alla constatazione e alla denuncia di questo e di altri profili criminali. Dalle sedi istituzionali in cui operava, sostenuto dal suo volontarismo gramsciano e, insieme, dal suo pragmatismo, egli puntava ben oltre: a tradurre la conoscenza, la denuncia e l’inchiesta in azioni concrete e legali di contrasto e in leggi.» (Dal testo introduttivo di Carlo Ruta)
«Assieme a Pio organizzammo le riunioni dei comitati federali, le assemblee di sezione e la mobilitazione di compagni particolarmente esperti per la redazione e approvazione delle relazioni delle federazioni che costituiscono un primo nucleo importante degli allegati alla relazione di minoranza. Il PCI in Sicilia, attraverso l’azione della Commissione parlamentare antimafia e l’elaborazione di queste relazioni voleva adeguare la propria piattaforma di lotta di fronte ai mutamenti nei rapporti tra mafia e politica che la caduta di Restivo, prima e l’ avvento dei tre fanfaniani dopo, aveva creato. Pio voleva unire a questi documenti del PCI il memoriale, inviato alla direzione della DC da un gruppo di democristiani entrati in contrasto con Gioia, ministro della Marina mercantile alleato con Ciancimino che promosse a sindaco di Palermo e naturalmente in contrasto con Lima. Riguardando l’elenco degli allegati presenti negli archivi di Camera e Senato, mi sono accorto che manca proprio il libro bianco delle minoranze DC inviato il 17 novembre 1970 all’on. Luigi Scalfaro, diventato dirigente organizzativo centrale della DC, e reso noto integralmente dal giornale «L’Ora» nell’edizione dell’11 dicembre 1970. Pio La Torre aveva chiesto che sia il documento sia la fotocopia dell’articolo fossero allegati alla relazione di minoranza con il doppio scopo di paragonare la vita interna del PCI, che cercava di individuare una nuova piattaforma di lotta contro l’affermarsi di quello che Chinnici aveva definito coma una «nuova feudalità» e d’altro canto il documento della corrente legata a Lima che svelava la natura e gli obiettivi dello scontro esistente nella DC.» (Dalla testimonianza di Nicola Cipolla).
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