Ancora una volta i cittadini calabresi si trovano a dover lottare per affermare i propri diritti contro le Istituzioni. Dopo il caso della nave dei veleni, del fiume Oliva di Amantea (Cs), dell’acqua avvelenata della diga dell’Alaco nelle Serre Vibonesi e delle armi chimiche siriane “parcheggiate” nel porto di Gioia Tauro, la Calabria si trova ad affrontare un nuovo allarme dal punto di vista ambientale: la realizzazione della discarica più grande d’Europa, tra il comune di Borgia e di San Floro, alle porte di Catanzaro, costruita su due falde acquifere, con il conseguente rischio di avvelenare un intero territorio.
La discarica è stata autorizzata dalla Regione Calabria, nonostante i pareri contrari di “Via” (Valutazione di impatto ambientale) del dipartimento delle Politiche dell’Ambiente, poiché l’area risulta distante dall’alveo del torrente a valle appena 150 metri: “dal punto di vista geomorfologico – è scritto nel parere di “Via” riportato in un esposto alla Procura – l’intervento modificherebbe sostanzialmente il sistema di deflusso delle acque meteoriche” ed, inoltre, “l’area è compresa in zona sismica di categoria 1”. Inoltre, la discarica per inerti prevede anche lo smaltimento di rifiuti contenenti amianto, con relativo pericolo per gli abitanti a causa della possibile dispersione di fibre di amianto.
In tale situazione, nessuna amministrazione pubblica autorizzerebbe la realizzazione di una discarica che, oltretutto, non è neppure prevista nel Piano di Gestione Rifiuti del 2007 della Regione Calabria considerando che le altre discariche presenti sul territorio soddisfano ampiamente il fabbisogno della provincia di Catanzaro. Nonostante i numerosi vincoli ambientali, però, il progetto è andato avanti senza sosta: la Sirim s.r.l. -azienda che si occupa della costruzione della discarica – ha già scavato la prima delle sette vasche in cui saranno riversati i rifiuti e l’amianto, distruggendo in breve tempo un bosco creato quarant’anni fa in virtù di un piano di rimboschimento di eucalipto e grandi querce predisposto per mitigare il rischio idrogeologico. Come se non bastasse, l’isola ecologica Battaglina sorge a pochi chilometri dal Parco archeologico Scolacium, a Roccelletta di Borgia, dove sono ancora intatti ed ammirabili i resti dell’antica colonia romana, uno dei luoghi più belli della Calabria, testimonianza viva dei lontani fasti della Magna Graecia.
I cittadini dei comuni interessati, costituitisi nel comitato “No discarica di Battaglina”, la scorsa settimana hanno manifestato per le strade di Borgia, riuscendo a coinvolgere circa 10 mila persone. Numeri importanti a testimoniare che la rabbia delle persone è forte, soprattutto perché le Istituzioni appoggiano questo progetto in cambio di soldi, ignorando i vincoli imposti dalla Legge oltre al forte rischio di ripercussioni sulla salute dei cittadini. “È chiaro – spiegano alcuni rappresentanti del comitato – che non si tratta di un’isola ecologica considerate le vasche in costruzione ma, a prescindere da ciò, parliamo di numerosi vincoli amministrativi che verrebbero violati”.
Con la creazione di questa nuova discarica che si aggiungerà a quelle già presenti ad Alli e a Pianopoli, i cittadini della provincia del Capoluogo di Regione si ritroverebbero in un vero e proprio “triangolo dei veleni” ed è quindi necessario per la popolazione lottare strenuamente per affermare i propri diritti contro il disinteresse delle istituzioni nei confronti di due temi che, invece, dovrebbero essere centrali in ogni comunità civile: la tutela della salute e dell’ambiente.