Prosegue il proposito di ricordare a nostro modo papa Giovanni Paolo II, a pochi mesi dalla sua beatificazione. Questa volta esamineremo meglio i rapporti tra la sua figura e quella di Augusto Pinochet (vedi foto sopra), sulla cui persona avevamo solamente accennato nello scorso articolo.
Il generale Pinochet, di simpatie fortemente fasciste, fu probabilmente il dittatore più sanguinario nella storia del Cile; si auto-proclamò Presidente a seguito di un golpe militare nel 1973, che vide l’appoggio degli Stati Uniti (il suo predecessore eletto democraticamente, Salvador Allende, era un socialista), dei ceti più alti dello Stato e dell’immancabile Chiesa cattolica (cilena e vaticana). Nel 1988 un referendum mise ufficialmente fine alla dittatura, ma Pinochet continuò a rivestire un ruolo importante nella vita politica del suo paese per più di un decennio; dal 1990 (anno in cui lasciò il potere) al 1998 rimase infatti capo delle forze armate, per poi divenire senatore a vita. Fu finalmente arrestato nel Regno Unito su mandato del governo spagnolo, che lo accusò a ragione della sparizione di centinaia dei suoi cittadini. Per motivi di salute rientrò in Cile, riuscì ad evitare i processi a suo carico e si spense serenamente appena cinque anni fa. Restano a suo carico 3500 desaparecidos, decine di migliaia di torturati e prigionieri politici, e oltre mezzo milione di esiliati.
Pinochet fu una persona patologicamente sadica, che ordinava ai suoi soldati di torturare le prigioniere politiche infilando loro topi vivi nella vagina. Fu un ladro, proprietario di oltre cento conti correnti statunitensi riempiti con le centinaia di milioni che sottraeva all’erario pubblico per permettersi di vivere nel lusso. E per ultimo fu un cattolico, amico e sovvenzionatore delle gerarchie ecclesiastiche.
Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale.
E’ un estratto da una delle due lettere autografe in spagnolo che esprimono amicizia e stima e portano in calce le firme di papa Wojtyla e del segretario di Stato Vaticano Angelo Sodano. Una missiva, quest’ultima, ancora più calorosa e carica di apprezzamenti (“Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile”). I due documenti non furono resi pubblici dalla Santa (sic) Sede per timore che uno stile così enfatico attizzasse nuove polemiche, e anche il dittatore cercò di mantenere il riserbo, ma la sua vanità ebbe la meglio. Tre mesi dopo furono pubblicati dal quotidiano cileno El Mercurio.
Il 19 febbraio 1999, mentre l’Inghilterra decideva sulla sentenza di estradizione di Pinochet, la Segreteria di Stato Vaticana intervenne presso Londra tramite Sodano, invocando ragioni umanitarie per sostenere che l’ex-dittatore cileno avrebbe dovuto fare ritorno in Cile, dove -non dimentichiamolo- era protetto dall’immunità diplomatica in quanto senatore a vita. Pochi giorni dopo, le Madri di Plaza de Mayo scrissero all’allora papa Giovanni Paolo II, oggi prossimo alla beatificazione. Riportiamo qui sotto la lettera, tradotta in italiano.
Buenos Aires, 23 febbraio 1999
Signor Giovanni Paolo II,
abbiamo impiegato molti giorni per assimilare la richiesta di perdono che Lei, Giovanni Paolo II, ha reclamato per il genocida Pinochet. Ci rivolgiamo a Lei come ad un cittadino comune, perché ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di papa nel Vaticano, senza conoscere né aver sofferto in carne propria il pungolo elettrico, le mutilazioni, lo stupro, si animi in nome di Gesù Cristo a chiedere clemenza per l’assassino. Gesù fu crocifisso e le sue carni furono straziate dai giuda che come Lei oggi difendono un assassino. Signor Giovanni Paolo, nessuna madre del terzo mondo che ha dato alla luce un figlio che ha amato, coperto e curato con amore e che poi è stato mutilato e ucciso dalla dittatura di Pinochet, di Videla, di Banzer o di Stroessner accetterà rassegnatamente la sua richiesta di clemenza. Noi La incontrammo in tre occasioni, però Lei non ha impedito il massacro, non ha alzato la voce per le nostre migliaia di figli in quegli anni di orrore. Adesso non ci rimangono dubbi su da che parte Lei stia, però sappia che sebbene il Suo potere sia immenso non arriva fino a Dio, fino a Gesù. Molti dei nostri figli si ispirarono a Gesù Cristo, nel donarsi al popolo. Noi, la Associazione “Madres de Plaza de Mayo” supplichiamo, chiediamo a Dio in una immensa preghiera che si estenderà per il mondo, che non perdoni Lei signor Giovanni Paolo II, che denigra la Chiesa del popolo che soffre, ed in nome dei milioni di esseri umani che muoiono e continuano a morire oggi nelle mani dei responsabili di genocidio che Lei difende e sostiene.
Diciamo: Che Dio non perdoni Giovanni Paolo II!
Associazione Madri di Plaza de Mayo