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Catturato il latitante che ogni domenica andava allo Stadio

Creato il 16 aprile 2014 da Vesuviolive

latitante stadio

A Miano, in provincia di Napoli, li conoscono come I Capitoni ma al secolo la famiglia si chiama “Lo Russo”. Alla fine degli anni ’70  il clan Lo Russo fa il suo ingresso sulla scena della criminalità organizzata napoletana. I tre fratelli, Salvatore, Vincenzo e Giuseppe ne sono i capi.

Il figlio di uno dei tre boss, Salvatore, ossia Antonio Lo Russo, che figurava come uno dei cento latitanti più ricercati di Italia, è stato arrestato a Nizza (Francia). Ad eseguire l’arresto sono stati i carabinieri di Napoli nel corso di un blitz che ha coinvolto anche la gendarmeria francese, anch’essa sulle tracce del boss assieme ai militari italiani.

2o anni di reclusione per associazione a delinquere di tipo mafioso e associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Questi i capi che pendono sulla testa del boss. Antonio Lo Russo è stato catturato sul lungomare della città francese in compagnia di suo cugino Carlo Lo Russo  detto Lellè, ricercato per il tentato omicidio di Giovanni Lista, a sua volta responsabile di una sparatoria legata a motivi passionali in cui fu ucciso Mario Lo Russo, zio di Antonio.

Il clan Lo Russo è stato tra le cosche protagoniste  della sanguinosa faida di Scampia, ma non è famoso solo per quello. Antonio Lo Russo è tristemente noto per le numerosissime presenze a bordo campo durante le partite del Napoli. Tifoso sfegatato della squadra azzurra, Antonio Lo Russo, attuale collaboratore di giustizia, appare in diverse foto scattate dall’Ansa in occasione di tre incontri che il Napoli disputò in casa durante la stagione 2009/2010, contro il Parma, la Fiorentina ed il Catania.

 Nelle foto dell’Ansa, Lo Russo appare sempre sulla linea di fondo della porta di difesa della squadra ospite, con indosso la pettorina degli addetti al prato. Ciò ha suscitato l’interesse dei diversi pm di Napoli che indagavano circa la vicenda delle partite truccate. Lo Russo aveva un posto d’onore in prima fila per assistere alla sua squadra del cuore, grazie al permesso fornitogli dalla ditta che curava la manutenzione dello stadio San Paolo.

 


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