di Enzo Nicolò di Giacomo
Il 4 di marzo 2012 nella Federazione Russa si svolgeranno le elezioni presidenziali, ed il candidato favorito e di rilievo è Vladimir Putin, che corre per il terzo mandato. Putin non ha mai tenuto nascosto il proprio ossessivo interesse per quella parte di Russia meridionale, che è compresa nel Caucaso e che entro i propri confini territoriali contiene un’insieme numeroso e diversificato di popoli, di etnie, di minoranze nazionali e oblast’ autonome.V’è da chiedersi in vista della sua potenziale vittoria, quali saranno le sue prime iniziative in favore di quest’area geopoliticamente assai instabile e sensibilissima ai vari cambiamenti, specie quando, questi intaccano l’autonomia linguistica delle varie etnie, o riguardano la trasformazione in peggio di prerogative sentimental-nazionalistiche delle varie minoranze: ad esempio l’utilizzo di una lingua ufficiale più che un’altra, o l’adozione di provvedimenti più favorevoli ad una nazione più che ad un’altra.
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Quando venne fondata l’Unione Sovietica, la Russia già aveva al suo interno, così come adesso, un numero consistente di repubbliche autonome ma non indipendenti, che furono create ed accorpate tra esse, senza che si fosse tenuto conto delle enormi differenze etno-antropologiche, intercorrenti tra popoli diversissimi tra essi. Paradossale, ad esempio, fu la situazione creata e politicamente voluta, nella formazione della Repubblica Autonoma della Cabardino-Balcaria, ove i “cabardini o adighi orientali”, furono uniti ai balcari. I primi di lingua caucasica, sono popolazioni autoctone del nord Caucaso. I balcari, invece, sono un popolo di razza turco, e parlano un idioma appartenente ad uno stock linguistico turco.
Furono accorpati non per motivi di spazio, ma semplicemente perché non fu possibile creare zone etnicamente distinte, tali da assicurare ad essi una presenza omogenea nei territori creati ed inglobati nella fisionomia del nuovo stato sovietico. Pertanto, possiamo dire che in un certo modo violentemente etnico, sia cabardi sia balcari (così come carakay e circassi) si ritrovarono a convivere forzatamente nella medesima entità amministrativa, allo stesso modo di come lo furono i bosniaci e i croati nella Bosnia-Erzegovina.
Tragico, fu invece il destino di altri due popoli caucasici, quali i Ceceni e gli Ingusci, definiti popoli Vainakh. Indomiti e ribelli, entrambi popolazioni islamiche, (anche se l’islam degli ingusci pare essere un islam superficiale sovraordinato ad un articolato sistema di credenze animistiche) pur di non sottomettersi al potere degli Zar, prima, e a quello bolscevico poi, furono deportati in massa e sterminati a migliaia nei vari gulag sovietici.
Anche l’Inguscezia venne unita forzatamente alla Cecenia, da unione amministrativa; ma da un po’di anni gode di una maggiore autonomia istituzionale: se non altro, dal 1994 può far sventolare la propria bandiera nazionale, sulle sue sedi istituzionali.