Belize occidentale, sito cerimoniale di El Castillo
Xunantunich
Due nuovi studi stanno facendo luce sulle ragioni del crollo della cultura Maya, individuando nei Maya stessi la causa del collasso dell'impero che avevano costruito. Sicuramente la siccità ha giocato un ruolo fondamentale nel tramonto di questa civiltà, ma i Maya hanno contribuito non poco disboscando selvaggiamente la giungla per far posto a città e coltivazioni. La legna, inoltre, era loro necessaria per cuocere grandi quantità di calce per ricavarne intonaco. Sever Thomas, archeologo dell'Università di Huntsville, in Alabama, ha stimato che ci sono voluti circa 20 alberi per la produzione di un solo metro quadrato di paesaggio urbano.
Sito fortificato di Becan, abbandonato e
mai più ripopolato
Anche la riconfigurazione del paesaggio ha svolto la sua parte nel processo di progressivo inaridimento del suolo. Un indice dello stress a cui è stato sottoposto l'ambiente si trova nell'albero della sapodilla, utilizzato per ricavarne tavole da costruzione, il quale non risulta più adoperato nelle costruzioni di Tikal e Calakmul già dal 741 d.C.. Inoltre nella penisola dello Yucatan gli scienziati hanno registrato un calo di precipitazioni di ben il 15 per cento del totale.
Un'altra veduta del sito di Becan
Nel contempo anche la vecchia struttura politica ed economica dei Maya, dominata da sovrani semidivini, è venuta a decadere. Contadini ed artigiani sembrano aver abbandonato le loro case e le loro città in cerca di migliori opportunità economiche. Oggi molte delle antiche città Maya sono ricoperte dalla giungla, soprattutto nello Yucatan. Le immagini satellitari, però, mostrano che la deforestazione si sta verificando in altre regioni Maya, un tempo occupate.L'impero Maya contava più di 19 milioni di persone sparse sul suo territorio tra il 250 e il 900 d.C.. Gli antenati dei Maya vivono ancora oggi in alcune parti del Messico, del Guatemala, del Belize di El Salvador e dell'Honduras.