Per la prima volta ci spingiamo più indietro nel tempo: l’ambiente e l’epoca medievale nell’Inghilterra del XII secolo. Il prossimo incontro dei «Percorsi storici» (programma completo) ci presenta una ricostruzione della vicenda di Walter Map, chierico al servizio della corte plantageneta. Grazie allo studio della sua opera, il De nugis curialum, ripercorreremo l’idea della cavalleria propugnata dalla Chiesa dell’epoca e i contrasti interni alla corte dei Plantageneti, due fattori che influenzarono fortemente la produzione culturale e la costruzione dell’immaginario fantastico. Elementi culturali e intellettuali non neutrali, ma che rafforzavano e legittimavano il ruolo politico dei vescovi.
Dove: Aula Gualandi, complesso di S. Giovanni in Monte, (P.zza S. Giovanni in Monte 2, Bologna >mappa)
Quando: martedì 6 maggio 2014, ore 17
Sul finire del XII secolo, in Inghilterra, al servizio della corte plantageneta, un chierico, conosciuto al pubblico con il nome di Walter Map, dà prova di voler sovvertire ideologicamente la cultura cavalleresca di voga a quell’epoca. Attraverso i suoi scritti di carattere folklorico e sovrannaturale, analizzati da Fabrizio De Falco nella sua tesi, avremmo la possibilità di conoscere meglio le dinamiche interne alla corte inglese dell’epoca, oltre che conoscere il lato “oscuro” di una cultura cavalleresca di cui Walter Map, fino a questo momento, sembrava far parte.
L’idea di questa nuova prospettiva è data dalla peculiarità stessa dell’opera e dalle attitudini del suo autore.
Il De nugis curialium è un’opera incompleta ma che è frutto del particolare mondo delle corti inglesi e che agli uomini di queste corti, colti e capaci di carpirne i numerosi rimandi, parla.
Tramite i suoi racconti Walter Map opera un ribaltamento ideologico della cultura cavalleresca, in via di formazione e consolidamento, e un attacco politico diretto ad alcuni nemici personali e della corona.
Seguiremo la ricostruzione di questo ambiente e le idee che vi circolavano. Verremo a conoscenza della figura di in chierico che faceva fieramente parte della cultura di corte e che partecipava ai giochi di potere. Rintracceremo nella sua opera il filo rosso che lo unisce ai letterati inglesi dell’epoca. Filo rosso che unisce le critiche alla cavalleria “moderna”, l’odio per l’ascesa sociale, la necessità dei letterati al fianco del sovrano per la necessità di un buon governo. Un’immutabilità vantaggiosa per i chierici, al confronto con gli sconquassi in atto nella società al finire del XII secolo.
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