I cavatelli sono una pasta tipica del Molise, mia terra di origine. Sono preparati a mano con acqua e farina e incavati con la pressione dell'indice e del medio, da qui il nome "cavatelli". Nelle famiglie molisane il tipico pranzo della domenica è rappresentato da cavatelli conditi con sugo di carne di maiale. Io ho voluto provare una variante e li ho conditi con il sugo di pesce: una vera bontà!
Ingredienti1 confezione di pesce surgelato " misto scoglio"400 g di cavatelli molisani (ricetta qui)5 pomodoriaglioolio Dantesale
Prepariamo i cavatelli seguendo la mia ricetta "Cavatelli molisani" e mettiamoli da parte.
Facciamo scongelate il pesce e versiamolo nell'olio caldo dove avremo fatto dorare uno spicchio di aglio.
Cuociamo per qualche minuto, poi aggiungiamo i pomodori tagliati in piccoli pezzi.
Continuiamo la cottura per altri 15 minuti.Facciamo bollire l'acqua, saliamo e versiamo i cavatelli. Appena vengono a galla scoliamoli e versiamoli nel sughetto di pesce. Ancora un minuto sul fuoco e sono pronti per essere portati in tavola.Ho servito questo piatto abbinato all'ottimo vino bianco Garganega del Veneto 2010 "Margherita del Salarola" dell'Azienda Le Volpi . Questo vino è ottenuto da uve Garganega , raccolte quando hanno raggiunto un colore giallo dorato. Il vino dopo una lenta fermentazione viene affinato in tonneaux di rovere francese, ha un profumo intenso e complesso che rilascia sentori di glicine e mimosa. Seguono note di frutta esotica e mela con un finale minerale. In bocca si presenta di buona struttura , sapido e persistente. Ha una gradazione di 12,5% vol. e va servito tra i 10-12 °.Oltre che a piatti a base di pesce, accompagna anche carni bianche bollite e minestre.
Il vino è acquistabile, come tanti altri ottimi prodotti della tradizione italiana, sul sito Pure Italian Tradition , che vi consiglio di visitare!
Buon appetito!
“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”Tenzin Gyatso