“Sono liberi questi due posti?”
“Certo, prego!”, confermo.
Sollevo lo sguardo dallo schermo del computer portatile. I miei compagni di viaggio di oggi sono una coppia di giovani, entrambi sulla ventina, entrambi di carnagione bianco-grigiastra, entrambi indossano jeans strappati in più punti, maglietta con le maniche tagliate grossolanamente, bianca, larga e sformata, per lui, nera e aderente, per lei. Hanno entrambi numerosi tatuaggi su braccia e collo e diversi piercing in vari punti del viso. Capelli rasati a zero per lui, colore corvino e taglio geometrico per lei, associato a un vistoso trucco nei toni del nero.
La ragazza porta in braccio un fagotto cicciottello, grigio con delle toppe color crema, dall’aspetto morbido, con due occhioni azzurri: un cagnolino che avrà al massimo un paio di mesi, ma già piuttosto grosso. Da adulto sarà un bel bestione, immagino. Ma adesso è veramente troppo carino, non resisto.
“Che bello!”, esclamo, “come si chiama?”
“Igor”, risponde lei, sorridendo, orgogliosa.
“E’ adorabile!”, commento, mentre il piccolo sbadiglia.
È un cucciolo di pitbull, mi spiegano, lo hanno adottato, sono andati a prenderlo oggi e lo stanno portando verso la nuova casa. L’aspetto tenero e indifeso di quel fagottino vellutato stride un po’ con l’immagine non troppo rassicurante degli esemplari adulti di quella razza, ma la dolcezza con cui i due giovani lo accudiscono e le buffe espressioni del suo muso, tra l’assonnato e il curioso, mi fanno credere che non potrà mai diventare molto cattivo, lui.
In pochi minuti, come potrete immaginare, la simpatica bestiola diventa protagonista assoluta e inconsapevole del viaggio di oggi. Nei posti rimasti liberi, intorno a noi, si avvicendano vari personaggi che proprio nell’interazione con il cucciolo mostrano curiose peculiarità per le quali vale la pena spendere un post.
Ve li presento, nell’ordine in cui si sono manifestati.
#1. L’esperto. Sale nella stessa stazione, qualche istante dopo i due, stessa età e stesso stile nell’abbigliamento. Porta un paio di grosse cuffie appoggiate sul collo. Appena seduto nel posto libero accanto al mio, inizia a dispensare consigli su come crescere al meglio il piccolo Igor. Suggerimenti sull’alimentazione di tipo generico (“Mi raccomando, non gli date assolutamente niente di quello che mangiate voi!”), ma anche molto dettagliati (“La frutta gli fa bene, la mela è ottima, ma, mi raccomando, non gli date la banana, che sennò gli viene la cacca durissima!”), e poi, ancora, sul tipo di guinzaglio, sulla vita sessuale che dovrà tenere, una volta cresciuto, sull’educazione (“Mi raccomando, se fa qualcosa di sbagliato, non lo brontolate, altrimenti si spaventa, piuttosto, mostratevi dispiaciuti, così non lo rifà più!”). E’ per me un sollievo, quando scende.
#2. Il foto-video-amatore. Prende il posto dell’esperto, appena sceso, nel sedile libero accanto a me. Non parla molto bene l’italiano, per cui, per fortuna, i complimenti sono limitati a un generico “Bello… canino… complimenti!”. In compenso, appena seduto, tira fuori dalla tasca un moderno smartphone, chiede il permesso ai padroni con un incerto “Posso?” e scatta un’interminabile serie di foto al cucciolo, cambiando spesso inquadratura e invadendo la mia porzione di spazio. Ma non basta. Esaudito il bisogno di immortalare lo sconosciuto quadrupede, tiene a precisare che “Anche io… uguale… cane… pitbull…” e continua ad aggeggiare con il dispositivo finché non riesce a riprodurre nel piccolo schermo una serie di video (che ovviamente mi metto a sbirciare) aventi come protagonista un molosso di colore grigio scuro e dimensioni ragguardevoli, dall’apparenza piuttosto vivace, che si diverte a fare dispetti al padrone e che viene ripetutamente richiamato e corretto in una lingua a me sconosciuta.
#3. L’addetto alle pulizie. Su questo treno è presente il servizio di pulizia a bordo, quindi, come di consueto, un addetto percorre il treno avanti e indietro svuotando i contenitori dei rifiuti. Arrivato nella nostra postazione, dopo aver diligentemente compiuto la propria ecologica mansione, con la stessa mano guantata che ha ravanato nei profondi pertugi del cestino, accarezza il musetto del cucciolo, che ringrazia tutto soddisfatto leccandola con la lingua rosata… bleah!
#4. Il virtuoso. Eccoci arrivati al mio personaggio preferito. Un vero artista. Seduto nel gruppetto di sedili di fianco ai nostri, dall’altra parte del corridoio, si esibisce in una sorprendente dimostrazione di human beatbox (non so se è il termine giusto, non saprei come definire questo talento), a base di miagolii, stridii, garriti, cinguettii, schiocchi, fruscii, ronzii, fischi, barriti, latrati, muggiti, pigolii, squittii, cinguettii, friniti, nitriti, grugniti, sibili, ragli, belati e tanti altri versi ancora, incredibilmente realistici. Il suo scopo? Attirare l’attenzione dell’assonnato cagnolino, con scarso successo tra l’altro, visto che il piccolo a malapena si gira verso di lui sbadigliando.
#5. Le americane, dulcis in fundo. Un dulcis fin troppo dulcis, quasi stucchevole, come quelle caramelle troppo colorate che si attaccano ai denti. Un dulcis rosa shocking. Si tratta di sette ragazze, infradito-e-reflex-munite, strizzate in canottiere, pantaloncini e gonnelline di dimensioni minime, dai colori sgargianti, sedute un po’ più in là nel vagone. Il sottofondo sonoro di quasi tutto il viaggio è stato un medley delle loro chiacchiere rumorose e delle loro risate sguaiate. Turiste di ritorno da una gita, suppongo. Se ne stanno per conto loro per quasi tutto il viaggio, sono rumorose, sì, ma non troppo moleste. Solo alla fine, per colpa di uno dei capolavori del virtuoso, si accorgono del cagnolino. Ed è una vera e propria deflagrazione di tenerezza cucciolosa, una reazione che a confronto la scioglievolezza di Lindor è roba da ragazzi. Dall’incontenibile esplosione di gioiosa sorpresa con cui accolgono il cucciolo mi verrebbe quasi da dedurre che in America non esistono i cagnolini. Tutto il vagone a questo punto è trascinato in un vorticoso susseguirsi di “Oh, my God!”, “Wonderful!”, “So sweet!”, “So cute!”… Una selva di mani graziose e curate, con unghie lunghissime, variamente decorate, circonda la povera bestiola, che pare quasi intimorita. Coccole, carezze, grattini dietro le orecchie, scatti di foto da cellulari variopinti, urla di gioia… Dal punto di vista della bestiola deve essere una visione simile alle allucinazioni provocate da certi tipi di droghe, immagino. Sono pochi minuti ma sembrano non finire mai. Poi, finalmente, il treno inizia a rallentare, siamo quasi arrivati a destinazione, ci alziamo e ci avviamo verso l’uscita, con sollievo del cagnolino, dei neo-padroni e… mio!