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"Cave of Forgotten Dreams"

Creato il 16 novembre 2011 da Pickpocket83



 

C’è una tensione costante nel cinema di Werner Herzog: il protendersi un passo oltre l’abisso, un gradino dopo la soglia che separa l’immagine dal sogno, la verità dei fatti dalla verità estatica, il reale dall’immaginario. Tracciare linee di confine dentro la filmografia herzoghiana è un esercizio sterile, un po’ come arare delle pietre. La verità “dei contabili” non interessa affatto Werner Herzog, e anche il suo approccio al “documentario” è , lo sappiamo, sempre svelato, mistificatorio, poetico.  La teoria della camera invisibile, o della camera neutra, è stata sconfessata da Werner Herzog nel momento esatto in cui ha dimostrato come un solo sguardo in macchina possa spezzare l’incantesimo di un isolamento millenario. Diecimila anni più vecchi, 24 volte al secondo. In “Cave of Forgotten Dreams” ad Herzog è stata  concessa l’eccezionale opportunità di filmare le più antiche forme di espressione artistica che l’umanità abbia concepito: i graffiti murari della caverna di Chauvet, una time capsule rimasta inaccessibile per decine di migliaia di anni grazie ad una frana che ne ha preservato intatta la straordinarietà. Nel 1994 un gruppo di speleologi , per caso, ha restituito al mondo questo scrigno preziosissimo, abitato dalle forme e dai colori della primissima  forma di “espressione” artistica dell’uomo. Il dialogo tra la videocamera 3D ad alta definizione di Herzog e gli autori di quei dipinti è fitto, denso e vertiginoso. Il proto-cinema raccontato dai movimenti abbozzati di quei disegni, quasi dei primitivi cartoon, rivive nelle ombre/luci proiettate sulle pareti della caverna dall’operatore Peter Zeitlinger e dischiude improvvisi spazi di tempo millenario. Quello che oggi vediamo su quelle pareti è il frutto di migliaia di anni di continua stratificazione, di un sovrapporsi ripetuto di segni e colori, di gesti, mani, occhi. Le loro mani e i nostri occhi. Ed è proprio a questo punto che si pone la questione, cruciale per Herzog, della percezione: nel nostro immaginario asfittico e grigio, popolato da immagini logore, la visione estatica delle pareti della caverna di Chauvet pone un insondabile quesito pre-liminare: è possibile per noi, coccodrilli mutanti responsabili di una deriva ambientale da apocalisse planetaria, percepire il segno “esatto” tracciato dagli autori di quei disegni e coglierne la vera essenza? Quello che i nostri occhi catturano è solo il bagliore di un significato ormai definitivamente smarrito nel corso del tempo o è ancora possibile rintracciare, anche per noi, in quei disegni la scintilla di umanità che dovrebbe renderceli familiari? La teoria di un giovane paleontologo in proposito, enucleata in uno degli incontri più significativi del film, è molto interessante: chi preserva, oggi, una riserva culturale di maggiore primordialità può avvicinarsi meglio alla vera essenza di quei dipinti. Piuttosto che ad un paleontologo occidentale bisognerebbe chiedere ad un aborigeno, ad un boscimano, ad un indios dell’Amazzonia cosa vede dietro quei segni. Ancora il ritorno ad uno sguardo il più possibile incorrotto, puro, vergine. C’è poi un ulteriore motivo che potrebbe rendere questo film ancora più prezioso. Lo sguardo di Werner Herzog potrebbe essere stato uno degli ultimi a posarsi sui dipinti della grotta di Chauvet. Le pareti della grotta di Lascaux, in seguito alle esalazioni respiratorie di migliaia di turisti, hanno riportato serissimi danni, e le autorità francesi per non correre una seconda volta questo rischio sembrano essere intenzionate a chiudere ai visitatori la grotta di Chauvet, costruendone una specie di replica fedele nelle immediate adiacenze. L’unico medium per entrare dentro la grotta di Chauvet, di qui a qualche tempo, potrebbe essere quindi solo “The Cave of Forgotten Dreams”. Un movimento di forme, venuto (d)alla luce trentaduemila anni prima del cinema, clamorosamente costretto a diventare cinema per continuare ad essere visto, per continuare ad esistere dentro uno sguardo. Un mandala che solo uno sciamano come Herzog poteva essere in grado di disegnare.

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