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Cavie umane in Guatemala con marchio Made in USA

Creato il 31 agosto 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Cavie umane in Guatemala con marchio Made in USA

E’ di questi giorni la notizia che il governo americano dal 1946 al 1948, con Truman Presidente, ha autorizzato l’utilizzo di cavie umane per la ricerca in campo medico sulla sifilide e altre malattie veneree in Guatemala. I morti dichiarati sono 83 e oltre 1300 persone sono state esposte alla malattia, tra cui anche soldati statunitensi. La notizia è stata ufficializzata dal Presidente Obama, che ha voluto la commissione d’inchiesta, incaricata per far luce sull’intera vicenda.

Lo sconcerto derivante dalla notizia è più legato alla necessità di una risposta politica statunitense, già annunciata dall’amministrazione, tra l’altro, che non al fatto in sè. Per quanto orrendi siano i crimini contro l’umanità, la società è ormai abituata a vedere scempi organizzati e gestiti da elite criminali di varia natura. Sono molteplici i casi della storia in cui la popolazione, inconsapevole e inerme, è stata usata come carne da macello, in nome di un non ben definito interesse comune superiore.

Eppure è proprio in nome di questo interesse comune superiore che si è basata la storia americana e la cultura occidentale. Essa si è manifestata anche in molte sue espressioni culturali, tra cui il mito del “supereroe”.

Il Super”eroe” è un essere “diverso”. Ma la sua superiorità non è mai data dalla diversità, che al contrario cerca di mimetizzare continuamente. Per definizione, un essere forte, tra persone deboli ed indifese, dovrebbe essere temuto. Ognuno teme il “forte”, poichè in qualsiasi momento potrebbe manifestare la propria superiorità con l’imposizione. Invece, i super”eroi” non sono temuti, se non nelle fasi iniziali. Essi agiscono sulla base di principi etici, per il bene comune, difendendo gli inermi, e contro il male.

E’ così che la loro unicità trova giustificazione nelle gesta a garanzia del bene. Ovviamente in nome di questo bene comune, i super”eroi” lottano, uccidono e vincono. Quindi compiono atti di violenza.

La fenomenologia dei supereroi è la stessa che, nell’immaginario collettivo occidentale, ha caratterizzato l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza mondiale. In nome della difesa della libertà, dei diritti umani e della democrazia, che si sintetizzano nell’espressione “bene”, le varie presidenze americane hanno pianificato e gestito guerre in tutti i continenti per decenni, cioè agito “male”.

Sempre in nome del bene comune, considerando l’individuo oggetto e non soggetto di diritto, per queste elite è plausibile sperimentare farmaci e quant’altro sulla popolazione. E’ per questo motivo che la notizia non sconvolge più di tanto, o meglio non sembra essere nuova.

Di fronte all’opinione pubblica occidentale, tuttavia, questa notizia pone evidenti e seri problemi etici, non lascia completamente indifferenti. La differenza tra questo crimine contro l’umanità ed altri più facilmente comunicabili è legata alla non esistenza del simbolo del male.

La superpotenza a stelle e strisce ha vinto il male comunista. Recentemente si è cimentata nella guerra al terrorismo e al fondamentalismo, altre due rappresentazioni del male. Ma la guerra alla sifilide può essere combattuta con il sacrificio di vittime innocenti? Non sono i supereroi a difendere gli innocenti? Sicuramente questo cede il passo al necrologio della cultura dei supereroi.

Se qualcuno dovesse ricordare la canzone “hanno ucciso l’uomo ragno chi sia stato non si sa…”, oggi abbiamo la risposta ufficiale dall’amministrazione Obama: l’uomo ragno si è suicidato.



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