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CC e GPL, le sigle della Libertà

Da Abattoir

 

CC e GPL, le sigle della Libertà

foto:flickr

Nel mio scorso articolo abbiamo visto come i “produttori” difendano i diritti d’autore dei loro prodotti , e sappiamo anche  che i “produttori” non sono gli autori, ma coloro che permettono la pubblicazione di quello che l’autore chiamerebbe “opera”, ma che la casa editrice/discografica/etc chiama “prodotto”.

In questo articolo invece proverò ad illustrarvi in che modo l’autore può difendere il proprio lavoro e possibilmente trarne guadagno senza intermediari.
Alla fine degli anni ‘80, alcuni ricercatori del MIT affrontarono questo problema in merito alle licenze del software, dando vita alla Free Software Foundation, fondazione per la diffusione del software libero.
Che significa che un software, ovvero un file, è libero? Significa che questo file viene rilasciato con una licenza (per la protezione del diritto d’autore) che garantisce all’utente quattro libertà fondamentali:

0. Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo
1. Libertà di studiare il programma e modificarlo
2. Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo
3. Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio

 La licenza in questione è la GNU GPL e spesso sorprende per la prima regola, così prima da essere la libertà 0: eseguire il programma per qualsiasi scopo. Quando avete installato la vostra copia di Excel avete accettato senza leggere la sua licenza che vieta di usare i fogli di calcolo per pianificare attentati terroristici, o, per esempio, se avete acquistato la licenza per studenti, non lo potete usare per lavorarci, per installarlo su altri pc di vostra proprietà e così via.
Solo la seconda libertà sembra prettamente tecnica. E invece anche qui, concependo il software come un prodotto della ricerca scientifica, è giusto che venga messo a disposizione della comunità in modo da poter progredire nella ricerca.

Dopo una quindicina di anni la soluzione arriva anche per le altre opere (testi, musica, foto, video) e si chiama Creative Commons.
Le Creative Commons (per brevità d’ora in poi CC) sono state adottate su uno dei siti più importanti al mondo: Wikipedia, da allora si sono diffuse tantissimo.
Anche Wired Italia ha deciso che il copyrights nel mondo del web sono una cosa obsoleta dove ha più senso condividere che proteggere.
Oggi anche alcuni libri sono pubblicati con tali licenze e non con il fastidioso bollino SIAE.
Le CC sono configurabili in modo da proteggere l’autore a seconda della sua precisa volontà.
Vediamo praticamente: questo blog adotta la licenza CC by-nc-nd per i suoi contenuti, questo significa che i suoi autori ti permettono di fare tutto quello che vuoi, a parte di non omettere l’autore, non usarli per fini commerciali e non modificarli.
Altre opzioni le troviamo alla pagina delle licenze, in cui troviamo una clausola ancora che rende le CC virali, ovvero l’opzione “sa” che sta per share alike, ovvero chiedere che le opere derivate vengano condivise con la stessa licenza.
Volete ascoltare musica libera? Iscrivetevi su Jamendo, il portale della musica libera!


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