Magazine Diario personale
Mio cugino A. è venuto a trovarmi domenica. Abbiamo dormito insieme, parlando al buio e ridendo come quando eravamo ragazzini e tutto sembrava molto più semplice. Abbiamo riso, parlato fino allo sfinimento, boccheggiato per l'afa, camminato per una Firenze deserta e notturna, abbiamo analizzato con triste lucidità questa nostra generazione inconcludente, abbiamo cantato a squarciagola, per la strada, a letto con l'ukulele e in un karaoke. Siamo stati insieme meno di 24 ore, ma sono state intense come da tanto non avevano occasione di essere. Sarà forse perchè ho tanti bei ricordi che ci vedono insieme, sarà perchè il nostro rapporto rientra in quella cerchia elitaria di affintà elettive che non conoscono tramonti, sarà perchè fin da bambini, andavamo millantanto che se non fossimo stati cugini saremmo stati una coppia perfetta, fatto sta che, senza fare niente di particolare, A. è riuscito a tirarmi su il morale. Gli devo un favore, anche se lui non lo sa.
Stasera mentre torno a casa dopo il lavoro c'è un po'di vento. Niente di cui entusiasmarsi, non è abbastanza forte per dare sollievo, ma lo è quel tanto che basta da essere piacevole. Un oceano di pensieri vorrebbe uscirmi di bocca, una lava incolore minaccia sull'orlo degli occhi, ma rimane tutto li. C'è qualcosa a fare da tappo.
L'emblema di un sacco di cose, se ne sta avvinghiato al mio anulare destro. Ed io lo guardo mentre sollevo il braccio per sciogliermi i capelli. So che non ha senso toglierlo, visto che niente di ciò per cui è stato infilato li è venuto meno. So anche che è un simulacro e toglierlo o meno non dovrebbe significare niente. Come siamo stupidi, noi umani, sempre a caricare gli oggetti di valori e simbolismi. La brezza mi s'infila tra i capelli, senza riuscire a farsi strada fino alla nuca. I ricordi di tutte le persone che mi hanno accarezzato la testa mi cadono addosso da chissà dove, forse li ha portati il vento. Le stelle sono tante quante i miei pensieri stasera, forse qualcuna in meno. Tra tutti, uno mi rimbalza sulla spalla, insistente. E' per il vento, dice Portami con te. E, per un attimo, penso a come sarebbe bello chiudere gli occhi, aprire le braccia, rilassare ogni muscolo e, semplicemente, andarmene col vento.
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