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Long time comin'

Da Miwako

Credi in Dio?
Fracassarsi un mignolo contro uno spigolo inciampando sui vestiti lasciati a terra la notte prima fa così domenica mattina.E pensare a quanto mi manca il mare, ai 38° che c'erano a casa mia, alle zanzare grandi come giaguari, ai pranzi in giardino, all'ombra di quella magnolia che mi ricorda mia nonna.Guidare lungo, guidare veloce, rompendo la notte con quella scatoletta rossa con le ruote.
Non ti sembra di non essere ancora nato mentre stai con la testa sott'acqua?
I capelli bagnati, neri, al centro della schiena come un tronco al centro della terra, mentre il sole annega alla fine del mare e le barche si avvicinano alla scogliera, cercando un attracco vicino a riva dove cenare in santa pace. Nuotare verso l'orizzonte poco prima che il giorno si sciolga, sola col rumore delle onde e il respiro che si fa denso. I vestiti stropicciati intrisi di salsedine, e la luna appena sveglia, eppure già bellissima.
Hai mai pensato a quanto tempo passiamo a fare e pensare a cose che, alla fine, non hanno poi molta importanza alla fine di una giornata?
Il pesce appena pescato, fritto e poi mangiato con le mani, con una boccia di bianco a fare da mediatore tra il pensiero e le emozioni. La musica in sottofondo, e tutta questa gente che balla insieme, in mezzo ad una piazza, senza vergogna alcuna. Saltare, bere, cantare e cercare di mantenere l'equilibrio, ebbra di mare, di sole, di cose belle che non hanno nome ma stanno lì in fondo alla pancia, in mezzo al vino e al pesce fritto.Sono così diversa da chi sono stata, e tu sei così diverso da chiunque abbia mai conosciuto.
I bambini sono creature straordinarie, a qualsiasi latitudine. Senza parlare, senza conoscersi, con le bolle di sapone spinte dal vento, e questa piccola ninfa dei Balcani che prova a prenderle mentre ride con il vento addosso e il mare nel sangue. E tutte quelle stelle, Cristo.
Hai visto quante sono le stelle in cielo?
Non mi manca niente. Gli alberi intorno, il cielo sopra e la terra sotto. Cosa può mancare, ad un uomo, quando tutto ciò di cui è fatto è tutt'intorno, di una bellezza così semplice, violenta, intensa?Vorrei dire niente, vita natural durante, niente.E invece quando l'uomo si è alzato su due zampe, spinto dalla tensione al miglioramento, al superamento, è stato il momento in cui ha iniziato a porre intermediari tra sè e la natura, a costruire, insieme agli utensili dei primordi, piccoli compromessi, surrogati, artifici, che hanno finito per diventare nuove mani, nuovi piedi, nuovi corpi.Eppure, sotto la crosta di quei duemila anni di abitudini mutuate, evolute, contaminate dalle circostanze, si sente ancora l'animale che respira insieme all'universo. I piedi scalzi, i corpi nudi, neanche l'ombra di un tetto sopra la testa, ed è fatta, la sensazione migliore possibilmente sperimentabile da un uomo è a un paio di scarpe di distanza, due stracci e qualche metro quadrato di cemento.
Mi piacciono le parole, i libri, tutte le cose che possono contenere; mi piace avvolgere una sciarpa attorno al collo quando fa freddo, cucinare mentre la notte si mangia tutto là fuori, mettere un velo di rossetto rosso prima di uscire di casa. Mi piace parlare delle dinamiche sociali di cui siamo schiavi e fautori, di quello che vorrei fare con questa testa e queste mani, dei posti in cui vorrei andare con questi piedi vestiti di scarpe e calzini; mi piace pensare a quanto sia incredibile che l'uomo sia riuscito ad inventarsi dei grugniti, poi delle parole, poi delle frasi, e infine una lingua che avesse un senso universalmente riconosciuto da parte di un congruo numero di persone; mi piace camminare su due zampe e averne due libere per fare altre cose; mi piace studiare, conoscere, sapere che qualcuno un giorno, si è svegliato ed ha sentito l'esigenza di inventare il cricket, l'orologio e lo spremiagrumi.
Lo sapevi che passiamo l'80% della nostra vita al chiuso?
Andare al mare, in un bosco, ovunque non ci sia nulla di costruito; spogliarsi di ogni cosa e stare in silenzio.Questo mi voglio ricordare.

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