Cecilia Strada: “…io mi ricordo tutta un altra storia, un altro film” – Emergency e il sequestro Torsello – PARTE PRIMA

Creato il 08 marzo 2012 da Kashgt

Emergency e il sequestro Torsello – PARTE PRIMA
Cecilia Strada: “…io mi ricordo tutta un altra storia, un altro film”
Si Cecilia, a proposito di film, te la racconto io un’altra storia. Nel 1994 ho visitato per la prima volta una zona ostile, il Kashmir, dove le ambulanze venivano fatte saltare in aria, i medici minacciati di morte, torturati, arrestati e qualcuno anche ammazzato, perchè curavano i pazienti feriti da armi da fuoco. Era un luogo dove le Ong Internazionali non potevano entrarci. La gente veniva sentenziata sul posto solo perchè aveva la barba lunga, o perchè non erano chiusi in casa quando scattava il coprifuoco.

Questa prima esperienza nella Valle del Kashmir (territorio in disputa tra India e Pakistan) mi ha permesso di capire che spesso la vita che vediamo, e che ci viene raccontata, è come un film in cui lo spettatore raramente vede cosa accade intorno al set cinematografico, ma solo la sequenza di scene che il regista vuol far vedere oscurando e nascondendo il backstage.
Tutto ciò sta cambiando, ora si riprende anche il fuori scena per far capire – agli spettatori – ciò che accade durante le riprese del ‘film’.
Se per te, e chi ti sta attorno, la mia ricostruzione dei fatti accaduti prima del sequestro appartengono ‘a un altro film’ ti racconto il backstage limitandomi a replicare alle tue ultime risposte. Dopo passeremo anche ai fatti accaduti durante e dopo il sequestro.
Ciò che tu affermi corrisponde, più o meno, alla versione dei fatti che voi (Emergency-Peacereporter) avete indirizzato ai media, e quindi al pubblico. E’ questo il motivo per il quale avrei voluto incontrare Gino Strada di persona, proprio per raccontare la mia versione dei fatti, perché sembrerebbe che voi non ne siate a conoscenza.

Non ho mai avuto la possibilità di incontrare il fondatore della cara Emergency che ‘mi avrebbe salvato la vita…’ neanche una ‘banale’ email di risposta. Avete scelto di tagliarmi fuori da ogni forma di dialogo il giorno in cui mi sono permesso di contraddire Gino Strada quando rivelò dettagli del riscatto alla stampa mondiale. Su questo ultimo punto avrò modo di approfondire più in là, ora torniamo all’oggetto di questa comunicazione.
La vicenda che tu descrivi nella prima risposta “…c’era uno straniero deficiente che fuori dal palazzo del governatore faceva foto dove non si potevano fare foto, che era sicuramente uno straniero ma che era vestito da afghano…” e che ti risulta “..che questa sia stata la prima volta in cui abbiamo avuto notizia del fatto che c’era un italiano nella regione..”, si riferisce al 26 settembre 2006, quando ci fu un attacco Taliban all’ingresso dell’edificio del Governatore dell’Helmand. Quel giorno ero l’unico reporter presente e ovviamente ho fotografato. Le varie forze di sicurezza, che man mano arrivavano nel luogo dell’esplosione, non mi permisero di avvicinarmi ai pezzi di carne umana spappolata per terra, ma comunque ho documentato il fatto.

Questa notizia fu anche riportata dalla vostra Peacereporter, e sai perché? Perché Rahmatullah, il responsabile del vostro ospedale a Lashkar-Gah, con il quale ero già in contatto, mi chiamò dopo aver saputo della presenza di “uno straniero…..che fotografava” sul luogo dell’attentato. Così accettai l’invito di rivederlo nel suo ufficio per scambiare due chiacchiere e trasmettere le foto sul mio server utilizzando la vostra connessione internet che inizialmente mi era stata concessa rispettando le regole ovvero Facendo Controllare Cosa e Dove Trasmettevo.

Inoltre, in questa occasione, Rahmatullah mi chiese copia delle foto che, guarda caso, furono anche pubblicate da Peacereporter in quel periodo (cerca nell’archivio di Emergency  se non ti risulta…).
Il primo contatto con il personale di Emergency è avvenuto il 22 settembre 2006 (quattro giorni prima da quanto risulta a te). Rahmatullah e Marina, l’infermiera, vennero a trovarmi nella mia stanza d’albergo,  scambiammo i numeri di telefono e mi invitarono a visitare l’ospedale  (clicca qui per ulteriori info)
Ma a te non risulta e non risulta neanche al Corriere della Sera quando il 4 novembre 2006 pubblica: “Gino Strada, il fondatore di Emergency, ricorda come è cominciata: «Noi ci siamo trovati coinvolti per un fatto banale; Gabriele Torsello è passato dall’ ospedale di Lashkar-Gah il giorno prima di essere rapito. E visto che siamo gli unici civili occidentali nell’ area di Helmand ha indicato noi ai rapitori come riferimento.”
 
E non risultava neanche al resto dei Media, perché chi aveva il monopolio dell’informazione sul “Sequestro Torsello” era la vostra agenzia stampa Peacereporter, il cui direttore, Maso Notarianni, il 16 ottobre 2006 dichiarava al R.O.S. di Milano che: “A proposito del motivo per cui il Torsello ha chiamato proprio il personale di Emergency nella persona del Rahmatullah, devo dire che circa un mese fa il Torsello era stato a Lashkar-Gah prima di dirigersi verso Musa Qala, dove aveva fatto un reportage sugli effetti dei bombardamenti NATO su quella città. Prima di andare via aveva scambiato il numero di telefono con  il personale di Emergency tra cui proprio il Rahmatullah. Voglio aggiungere che la struttura di Emergency è l’unica struttura civile e occidentale del sud dell’Afghanistan e per questo punto di riferimento di chi si reca in quei luoghi…
Tu, Cecilia Strada, Presidente di Emergency, il 9 febbraio 2012 continui a sostenere che  non so di visite in albergo…” e allora visto che vi ostinate a non credermi (e a non confrontarmi) te lo racconto con le parole dell’uomo di fiducia di Gino Strada, lo stesso Rahmatullah Hanefi: “….mentre eravamo con gli italiani e stavamo giocando a palla a volo nella foresteria, venne un autista di Emergency e disse che la polizia locale aveva arrestato un italiano. Iniziammo a contattare i networks ma tutto il personale di Emergency in Helmand era al suo posto. Mi fu quindi chiesto di interessarmi della cosa, così andai nel dipartimento di polizia dove mi dissero che avevano portato un italiano, ma dal momento che aveva tutti i documenti in regola era stato rilasciato ed era alloggiato allo Spin Ghar Hotel … io e Marina andammo a trovare il giornalista italiano nell’albergo, si chiamava Gabriele, indossava dei vestiti afghani, aveva una barba lunga e i capelli arruffati… Questa è parte di una testimonianza ufficiale, firmata anche con le impronta delle dita del vostro ex-responsabile dell’ospedale di Lashkar-Gah.
Per ora penso che possa bastare.
Seguirà Seconda Parte

Kash Gabriele Torsello
8 marzo 2012
LINK:
Lettera Aperta a Gino Strada (e per conoscenza a Fabio Fazio)
“Ehi italiano non farti ammazzare” Strada risponde a Torsello


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