Celle frigorifere - "The Mission" di Johnnie To

Creato il 11 giugno 2011 da Samuelesestieri

C'è una profonda malinconia nelle sparatorie di "The Mission". Destini segnati, colpi di piombo inevitabili e fatali, statue che si sparano. Sì, statue. La bellezza del cinema di Johnnie To, si è detto mille volte ma non ci si stanca mai di ripeterlo, è in una certa cristallizzazione dell'azione. E' l'estetica dell'attesa e della glaciazione. Come Kitano. O forse no. Oltre Kitano. Hardboiled e noir vengono riesplorati dilatando il genere azione. A Johnnie To non interessa la sparatoria in se, ma, sovente, gli sguardi, le attese, i silenzi. Le sparatorie vengono come congelate in un frigorifero dove si sta consumando un'autentica coreografia della staticità. Posizioni fisse, sguardi decisi, pistole come protesi del corpo. E ancora silenzi. Poi, all'improvviso, uno sparo e la frenesia del genere scioglie il ghiaccio e scalda il frigo. Johnnie To è capace di reiterare questo meccanismo e di cogliere l'umanità, la malinconia, la VITA solo all'interno di uno sguardo che precede uno sparo. Questo rende grande la sua cella frigorifera chiamata cinema. E "The mission" più di altri ne è l'esempio più straziante. Le dinamiche del genere esistono tutte, dall'amicizia tra le guardie del corpo che devono proteggere il boss Lung fino alla donna del capo che spezza gli equilibri. Ma c'è ancora qualcosa di più. Ci sono dei volti che comunicano cose. Cose non viste, cose non dette. C'è un altro film dietro a "The mission" visibile dalla prima visione ma insieme invisibile.
Ancora, c'è qualcosa di più.
Tra musiche bizzarre e frenetiche, tra la comunione del cibo, "morti" che mangiano e cecchini invisibili, c'è un momento che trascende completamente il film. E' un momento in una sala di attesa in cui le varie guardie del corpo stanno aspettando il boss. A terra c'è una pallina di carta. Uno di loro guarda i suoi compagni poi la tira all'altro col piede. Pochi secondi dopo un altro tiro. E un altro. E un altro ancora. Un minuto per tornare bambini e non farsi vedere dai "grandi".
Non succede nulla.
Giocano, semplicemente.
Poi torna il boss e ricominciano con le loro vite.
Istanti. Tempi morti, dilatati ma in realtà vertiginosi. Sono esistenze che volano via come proiettili di pistola, imprevedibili, fatali, indifferenti al mondo che le circonda.
Quando il cinema d'azione è puro Cinema.

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