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Cellule staminali emopoietiche: informazioni sul trapianto

Creato il 03 dicembre 2013 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Il cordone ombelicale è un’ottima fonte di cellule staminali emopoietiche. Ecco alcune informazioni su come avviene il trapianto di cellule staminali emopoietiche e su come e quando viene impiegato.

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Il trapianto di cellule staminali emopoietiche viene considerato trattamento di scelta per numerose diverse patologie, tra cui disordini neoplastici, errori congeniti del metabolismo, immunodeficienze primitive e tumori solidi. Il primo trapianto di questo tipo di cellule staminali risale ad oltre 30 anni fa e fu eseguito su un bambino affetto da SCID (immunodeficienza severa combinata). Da allora il trapianti di celule staminali è stato impiegato per il trattamento di moltissime altre malattie, con risultati che sono andati via via migliorando e rappresentando sempre più spesso una straordinaria possibilità di guarigione per pazienti, pediatrici e non, affetti da patologie anche potenzialmente letali.

Ma che cosa sono le cellule staminali emopoietiche? Vediamolo nel dettaglio. Le cellule staminali emopoietiche sono contenute nel midollo osseo, l’organo che assolve il compito di generare nuove cellule del sangue (piastrine, globuli bianchi e rossi) che andranno a sostituire le cellule del sangue che muoiono per i naturali processi fisiologici (emopoiesi). Le cellule staminali emopoietiche sono le cellule che consentono al midollo osseo di svolgere questa funzione: si tratta di cellule indifferenziate e pluripotenti, in grado di generare tutte le cellule del sangue.

Il trapianto di cellule staminali empoietiche

Cellule staminali emopoietiche: informazioni sul trapianto
Lo scopo di un trapianto di cellule staminali emopoietiche è quello di dotare il paziente che riceve il trapianto di una popolazione di staminali sane, in grado di sostituire le cellule con un deficit o affette da una patologia. Prima di eseguire il trapianto il paziente viene generalmente sottoposto a chemioterapia e (a volte) a radioterapia, questa è una fase chiamata “condizionamento” che persegue l’obiettivo di distruggere le cellule attualmente presenti nel midollo osseo del paziente consentendo così l’attecchimento della nuova popolazione di cellule staminali.

Superata questa fase le cellule staminali emopoietiche vengono infuse nel paziente in maniera simile a una trasfusione di sangue. Attraverso la circolazione del sangue le cellule staminali infuse hanno la capacità di migrare, di raggiungere gli spazi midollari in cui attecchire (homing) e di “ricostruire” il midollo osseo.

Il trapianto di cellule staminali può essere autologo, quando le cellule staminali che vengono reinfuse nel paziente vengono prelevate dal paziente stesso e poi conservate presso una biobanca (conservazione cordone ombelicale), oppure allogenico. Il trapianto autologo di cellule staminali è quello più frequentemente impiegato nel trattamento dei tumori solidi, con lo scopo di potenziare la chemioterapia antiblastica. Il trapianto allogenico di cellule staminali prevede invece l’infusione nel paziente di cellule staminali provenienti da un soggetto altri rispetto a lui. Rientrano in questa categoria i trapianti allogenici intra familiari, in cui il paziente riceve le cellule staminali da un membro della sua famiglia che risulti HLA compatibile.

Le principali fonti di cellule staminali emopoietiche sono il midollo osseo e il sangue cordonale, che può essere prelevato e conservato al momento della nascita (conservazione cordone ombelicale). E’inoltre possibile ricavare staminali emopoietiche attraverso il prelievo di sangue periferico e la stimolazione con fattori di crescita ematopoietici.

In quanto tempo, dopo il trapianto, è possibile osservare gli effetti?

Le cellule staminali emopoietiche dopo l’infusione sono in grado di migrare autonomamente nella loro collocazione e di produrre i primi effetti dopo un tempo che mediamente varia tra le due e le tre settimane. Dopo il trapianto i primi effetti saranno la comparsa nella circolazione del sangue di globuli bianchi aventi le caratteristiche delle staminali infuse e, in un secondo momento, la comparsa anche di altre cellule del sangue, come piastrine e globuli rossi, aventi le caratteristiche delle “nuove” staminali infuse. Il processo però non si conclude con l’attecchimento delle cellule staminali infuse, è infatti importante evitare reazioni di rigetto (che non sopraggiungono nel caso di trapianto autologo) e verificare l’assenza di reazioni dal punto di vista immunologico.

Possibili complicazioni dopo un trapianto di cellule staminali emopoietiche

Le possibili complicazioni dopo un trapianto di cellule staminali emopoietiche sono: rigetto da parte dell’organismo ospite delle cellule trapiantate, GvHD (ossia la malattia del trapianto contro l’ospite o Graft versus Host Disease), infezioni. Rigetto e GvHD sono complicanze tipiche dei trapianti allogenici che non si verificano in caso di trapianto autologo di cellule staminali, poiché ad essere infuse nel paziente sono le sue stesse cellule staminali. Per quel che riguarda la possibilità di infezioni, essa è una conseguenza del condizionamento, dopo il quale il numero di globuli bianchi può richiedere anche due o tre settimane per tornare a valori nella norma: proprio durante questo periodo i pazienti sono particolarmente esposti alla possibilità di infezioni. Anche i farmaci utilizzati per il trattamento della GvHD provocano immunocompromissione e dunque espongono al rischio di infezioni.

Nei pazienti che non presentano complicanze come la GvHD cronica l’assunzione di farmaci per l’immunosoppressione può essere sospesa dopo un periodo variabile tra i sei mesi e l’anno dal trapianto. Questa è una caratteristica che differenzia il trapianto di cellule staminali rispetto al trapianto di organi, in cui la terapia di immunosoppressione dovrà essere somministrata per tutta la vita.

E’ bene infine precisare che la somministrazione di chemioterapia non è priva di conseguenze e, nei pazienti in età pediatrica, può incidere sulla normale evoluzione e crescita del bambino. sarà quindi necessario che il bambino venga adeguatamente seguito nel corso della crescita per valutare l’eventuale necessitò di terapie che lo aiutino a seguire un percorso di crescita il più possibile vicino alla norma.

Tutte le informazioni riportate sono confermate da quanto presente sul sito dell’Ospedale pediatrico bambino Gesù, a questo link.


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