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Cenere – appunti .3

Creato il 05 agosto 2015 da Philomela997 @Philomela997

CENERE – 1   CENERE – 2

Per carità avremo anche elevato la mente ma caghiamo sempre dal culo – disse la Reba. Le piacevano le metafore corporali e soprattutto amava riportare a terra i voli pindarici di Anna.

Ash si voltò dall’altra parte cercando di concentrarsi sull’odore di resina del grande pino.

Voglio solo dire che se avessi l’opportunità di far impiantare la mia coscienza in un corpo cyborg lo farei – replicò Anna, per niente turbata.

Ash si voltò, rassegnata a partecipare alla conversazione, ma la Reba l’afferrò per una spalla e la tirò violentemente indietro. – Polizia – le bisbigliò all’orecchio prima che Ash avesse il tempo di chiedere alcunché. Si acquattarono a terra e strisciarono nelle fratte.

Ci fu un momento di stasi in cui tutti drizzarono le orecchie e sentirono il pericolo sulla pelle. Poi le macchie scure uscirono dal bosco e la gente iniziò a correre dappertutto.

Mio padre, pensò Ash, ma non lo vedeva da nessuna parte.

Paolo – scattò Anna quando il professore venne atterrato da un poliziotto. La Reba la trattenne e rinsaldò la presa sulla spalla di Ash.

Dobbiamo filare – sussurrò. – Via!

Presero a correre a rotta di collo, all’improvviso, tutte e tre insieme. Ash seguiva il culo della Reba montato sulle gambe robotiche e non guardava nient’altro. In testa, contro ogni logica, le risuonava I’m movin’ on di Johnny Cash.

Ormai era quasi completamente buio, le torce dei poliziotti illuminavano sezioni di tronchi e arbusti. Qualcuno le seguiva, realizzò Ash spezzando il ritmo affannoso del respiro. Continuò a correre e si rese conto che la Reba non stava andando direttamente al capanno, stava facendo un altro giro. Quindi si era accorta che le seguivano. Dio benedica la Reba, pensò subito prima di mettere un piede in fallo e rovinare a terra. Ci fu uno stacco netto, si ritrovò distesa e il suo cervello si resettò e ricalcolò i dati.

Andate avanti, prendo un’altra strada – disse quasi immediatamente e si rialzò.

Ci vediamo al capannone – disse la Reba e ripartì con Anna.

Ash trovò al tatto un grosso tronco e ci si appoggiò. Era stanca, maledizione, le mancava l’aria ed era preoccupata per suo padre. Pensa, pensa. Si toccò la tempia e attivò l’innesto. Bene, e ora? Modificò l’indirizzo ip e impostò un salto su una decina di nodi. “Retata al funerale clandestino della Gramigna” postò su eye-like da un account fake. Se in città c’era ancora un giornalista non corrotto sarebbe arrivato di corsa e forse avrebbe impedito alla polizia di ammazzare di botte chiunque si fosse fatto prendere. Suo padre? Pensò con un groppo in gola. E i dissidenti delle vicinanze si sarebbero preparati ad accogliere quelli che erano riusciti a scappare. Grande Ash, perfetto, e ora? Rimase in ascolto per un lungo momento e sentì solo lo scompiglio distante del funerale. Anna e la Reba si erano allontanate.

Ma quella stronza della Gramigna, pensò Ash estraendo il sacchetto di cristalli. Doveva proprio scoparsi il direttore della W-Tech e poi andarsi a suicidare coi rimorsi di coscienza sul suo maledettissimo noce? Masticò un paio di frammenti e cercò di decidere il da farsi. Al capannone, si risolse, sarebbe andata al capannone per la via più breve, quindi mosse i primi passi e si rese conto di aver perso l’orientamento. Attivare il navigatore era fuori discussione. Non aveva una torcia e faceva un buio pesto. Però quel boschetto non era enorme, anzi. In teoria andando sempre dritto sarebbe sbucata da qualche parte, ma se si fosse lanciata in braccio alla polizia? Tornò al tronco d’albero e ci si accasciò contro. Avrebbe aspettato mattina, ecco cos’avrebbe fatto.


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