Censura morale o percorso educativo?

Creato il 09 marzo 2011 da Mcnab75

Come spesso accade, commento genera commento.

Nel post dedicato a Dylan Dog, il Vampirologo scrive: “Pensa che a comprarlo era mio Zio e a me toccava leggerlo di nascosto (con il suo beneplacito) perchè mia madre lo considerava un fumetto diseducativo.

Poco dopo Matteo aggiunge: “Impossibile dimenticare la Rowena di "Attraverso lo specchio", primo DYD letto con i miei genitori parecchio preoccupati per quello che poteva succedermi (e infatti facevano bene...).
Infine Aurora rincalza la dose: "È stata la mia prima trasgressione: lo compravo e leggevo di nascosto da mamma e papà!"

Ebbene, quante volte avrete sentito dei discorsi di questo genere, da adolescenti? In casa mia era un refrain piuttosto gettonato: “Se leggi quella roba diventarai un violento!”, oppure (variante più spiccia), “Non stare a perdere tempo con quelle cazzate!

C'era poi la variante più in voga dai catechisti – che nel mio paese era impossibile scansare – e dagli educatori vari. Qualcosa che potremmo riassumere con “Certe letture vanno contro l'insegnamento di Gesù”, nelle sue tante sfaccettature.

Nell'allegro paesello in cui sono cresciuto, che potrebbe essere adottato come modello standard per mille altri paeselli d'Italia, l'indice delle letture proibite era omnicomprensivo: partiva da Dylan Dog, passava per Mostri e Splatter (li ricordate?), e includeva i fumettacci di donne nude, come Corna Vissute, i giornaletti dell'Eura Editoriale (Lanciostory, Skorpio) e, in seguito, anche molti manuali di giochi di ruolo.

Ovviamente le accuse mosse contro tali letture erano variegate: si andava dall'incitazione alla violenza, alla pornografia, passando per la blasfemia etc etc.



Col senno di poi posso anche ammettere che, in alcuni rari casi (vedi il già citato Splatter, davvero pessimo) i mugugni potevano anche essere giustificati, mentre in altri erano figli di una mentalità bigotta e retrograda che da sempre preferisce proibire piuttosto che spiegare e comprendere.

I nostri parenti temevano che leggendo Dylan og e giocando a Il richiamo di Chtulhu saremmo diventati tutti dei serial killer o dei satanisti. Non so voi, ma io non ho notizia di alcun ex amico d'infanzia condannato all'ergastolo dopo aver ucciso i genitori perché l'aveva letto in un fumetto.

In compenso conosco storie di ragazzoni che hanno ammazzato i genitori perché bisognosi di denaro. Facendo una bella vita, fatta di discoteca, droga e belle macchine, ragazze costose, avevano una certa fretta di riscuotere l'eredità... in anticipo. Dubito che i vari Pietro Maso abbiano mai giocato a Dungeons & Dragons. Mi sbaglierò, eh.

In realtà io posso ritenermi un po' più fortunato della media, perché alla fin fine ho sempre letto quel che mi andava di leggere. Magari di nascosto, magari litigando coi genitori, magari nascondendo certi fumetti messi all'indice in ingegnosi nascondigli, tra i quaderni di scuola e le enciclopedie comprate un tanto al chilo. Nulla da paragonare a certi coetanei, cresciuti in un atmosfera da monastero cistercense, a dir poco “indirizzati” a seguire una strada fatta di presunte virtù.

Ogni tanto mi giunge qualche eco delle loro vite da adulti: sposati, con X figli, un lavoro dipendente abbastanza in carriera, il volontariato in oratorio o nel consiglio pastorale, la suocera a carico, i genitori che vanno in giro a decantare le lodi del loro figlioletto, come se fosse cristallizzato sempre in quei lontani 16 anni anagrafici.

Mi rimarrà sempre il dubbio riguardo al perché il 90% degli educatori – partendo da quelli in famiglia – preferiscono proibire alcuni argomenti al posto che discuterne o contestualizzarli. Fantasia, sessualità, nudità, horror: approcciandosi a queste e ad altre tematiche con un punto di vista sereno e non ipocrita potrebbe forse far crescere alcuni ragazzi in modo più naturale e meno problematico.

Ma forse mi sbaglio. In fondo io non sono né mai sarò un educatore.


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