Magazine Satira

Censura preventiva

Creato il 15 novembre 2010 da Tnepd


Censura preventiva Riesce sempre a strapparmi un sorriso. Mussoloni intendo. Ieri l’hanno fatto intervenire telefonicamente ad una convention del suo popolo. Non si fidano a mandarlo di persona. - Ma se era al G20 di Seoul fino all’altro ieri!
Vero, ma cosa pensate che abbia fatto Mussoloni al G20? In un contesto in cui capisce la meta’ della meta’ di quello che la gente dice intorno a lui e quel poco non gli interessa affatto? Come ha occupato il tempo? Strette di mano, sorrisi di circostanza, poi tutti seduti al tavolone tondo. Mussoloni ha aspettato il suo turno, ha letto il discorsetto che gli hanno dato da leggere, si e’ riseduto, altri sorrisi stereotipati, altre strette di mano. Una noia mortale. A fine giornata l’hanno trascinato fuori dall’aula mezzo addormentato senza aspettare la campanella e senza fargli fare uno straccio di conferenza stampa. Seoul non fa testo, invece e’ coi “suoi” che Mussoloni diventa ingestibile perche’ quando e’ coi “suoi” non riesce a trattenersi. Il problema e’ serio. Al giorno d’oggi qualsiasi dichiarazione, in qualsiasi luogo, ha la stessa rilevanza politica di un comunicato ufficiale. In passato si indicevano le conferenze stampa coi giornalisti accreditati ed il giorno successivo la gente leggeva i giornali. Oggi come oggi qualsiasi intervento pubblico – e non solo pubblico - e’ equivalente: un comizio, una barzelletta tra amici, un’ospitata alla festa dei giovani del partito, una chiacchierata a bordo letto con una escort, una telefonata ad una convention locale. Ed e’ proprio in quelle occasioni che Mussoloni si lascia andare. Quando e’ circondato dal suo popolo tende ad improvvisare ed oggi ha improvvisato: Noi (plurale maiestatis? O forse intendeva lui e il Condor, ndr) andremo avanti con la fiducia che, sono sicuro, avremo al Senato e, credo, anche alla Camera, ma se così non fosse credo che [noi] dovremo (presumo che a questo punto intendesse lui e gli uditori, ndr) andare di nuovo a votare per la Camera. Poi ha ribadito, sempre a braccio: “Se ci dovesse essere una fiducia che non c'è alla Camera (un concetto ardito, credo che in questo passaggio Mussoloni abbia tentato un richiamo a Parmenide che pero’ i suoi fan, tra un battimani e una ola, non hanno percepito, ndr), benissimo, allora si andrà a votare per la Camera stessa. Silenzio nella sala. Ora, anch’io proprio non capisco cosa intendesse. Andare a votare solo per la Camera... Mah... cosa vuol dire? Che si fanno le elezioni e si vota solo per la Camera? - Eh... ma fanno cosi’ dappertutto all’estero! ‘gnurant!
Sicuro. Se il presidente ha la maggioranza solo in Senato, quella se la tiene buona, se la tiene li’ per dopo, come un cartoncino delle probabilita’ del Monopoli e chiama il popolo a votare solo per la Camera, perche’ li’ la maggioranza non ce l’ha. Ci si augura che poi le vinca, le elezioni per la Camera, perche’ presumo che altrimenti si debba rivotare, e rivotare, sempre per la Camera, finche’ non va bene. Purtroppo a questo punto qualcuno vicino a lui deve essersi accorto che Mussoloni aveva preso il telefono e che stava improvvisando. Detto fatto gli ha allungato un foglio davanti agli occhi e lui, diligente, ha recitato uno dei suoi tormentoni piu’ apprezzati: Censura preventivaE' una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo! – immediati Si! Si! Si! dalla platea - La maggioranza degli italiani è con noi e non si lascia turlupinare dai programmi tv offensivi che paghiamo tutti noi! - ola e battimani - “È una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo! - Applausi scroscianti - Non leggete i giornali che fanno pubblicità a una politica partitocratica che ragiona o sragiona come se gli elettori non esistessero!“ - Tripudio generale e qui Mussoloni ha nuovamente smesso di leggere - Ma esistono, e sono per il 60% con Silvio Berlusconi!” Ovazione olimpica. A quel punto ha riposto la cornetta sull’apparecchio ed ha atteso a capo chino lo sculaccione, inevitabile, per aver sparato quell’ultima enorme cazzata. Ma ne valeva la pena, per i “suoi”.
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