Se mi conoscete almeno un po’, sapete che non amo particolarmente le reunion storiche: gente di 40 anni che dopo periodi più o meno lunghi di inattività tira fuori dal cassetto il nastro adesivo e rimette insieme la band pubblicando un disco che, molto spesso, si rivela uno schiaffo in faccia al proprio stesso passato. Non è questo il caso dei Centinex, per fortuna. La band di Martin Schulman (che qui in redazione gode di un rispetto tutto particolare) non ha mai raccolto quanto meritato nei suoi ormai 25 anni di carriera. Una carriera devota al death metal più caciarone ed ignorante, in puro stile Svezia, quasi a fare da premonitore per quello che sarà poi il sound dei Demonical, una versione, se vogliamo, più cupa e ragionata dei Centinex.
Considerando che il 2014 è stato un anno tutto sommato del cazzo per quanto riguarda le uscite in campo metal, con pochissimi lavori veramente belli e una marea di compitini d’ordinanza, potete capire come il ritorno sulle scene di questi ragazzi mi sia particolarmente garbato. Redeeming Filth è nulla di più di un ottimo disco e qui potrei partire con il solito pippone sul fatto che questa è gente che suona da un quarto di secolo, che si sente la passione, il talento, la cazzimma, il soramànego. Che è old school e che nei suoi 30 minuti riesce a farvi divertire come poche altre cose uscite l’anno scorso. Potrei dirvi tutte queste cose e probabilmente ad alcuni piacerebbe pure leggerle ma, onestamente, non stiamo parlando degli At The Gates; i Centinex non sono pionieri di nulla, erano e sono dei mestieranti. Eppure Redeeming Filth mi è piaciuto molto di più di At War With Reality. Sarò io ad avere pretese troppo alte nei confronti delle band storiche o chissà che altro. Sarò un vecchio rompicoglioni e noioso che si accontenta della solita minestra fatto sta che per me il metal sta tutto qui: nell’immediatezza e nell’istinto puro condensati in mezz’ora di sfascio, e mai mi stancherò di sostenere come questa sia la vera natura della musica che amo.