di Monia Benini
Poche gocce lente ci piovono addosso mentre scendiamo dall’auto in centro. Siamo nel cuore dell’area “bene” di Atene, quella piena di negozi, quella che si riempiva di una folla dedita agli acquisti. Nella zona dove non si trovava un angolo per aprire un’attività, dove gli affitti dei locali erano alle stelle e dove avere uno spazio era la massima aspirazione di commercianti e liberi professionisti. Cento passi fra vetrine e palazzi. Cento passi…nella desolazione. Pochissime persone; camminano di fretta, schive. Evitano di finire nell’obiettivo della macchina fotografica.
Atene è tutta un graffito, deturpata da scritte di rabbia: insulti a chi ha fiaccato, svenduto e schiavizzato la Grecia. Qua e là sacchi di rifiuti ammassati: l’immondizia non viene raccolta da qualche giorno a causa di uno sciopero degli addetti contro i licenziamenti. Lo spray delle bombolette ha deturpato tutto: abitazioni, uffici, negozi. O meglio…quelli che erano abitazioni, uffici e negozi. Bastano cento passi, non uno di più, in questo deserto riempito da rettangoli gialli con le scritte rosse che troviamo ovunque: “affittasi”, “vendesi” sono le parole greche stampigliate su cartelli attaccati dappertutto. Porte, vetri, finestre, ingressi, colonne dei portici. Il cuore commerciale di Atene non esiste più. E quel che rimane sta chiudendo.
C’è chi lo ha fatto abbandonando parte dell’arredamento della propria attività sul marciapiede e chi invece carica tutto su un furgoncino, per trasferirsi fuori dalla città. Nelle campagne, nelle isole, dove la morsa della crisi è meno velenosa; dove forse c’è ancora modo di sopravvivere… C’è anche chi ha deciso di terminare la propria attività, ma non accetta di piegarsi e inventa un modo tutto suo di informare i Greci. Un sistema originale, che porta alcuni passanti a fermarsi dopo aver lanciato un’occhiata all’esterno del negozio. Quattro enormi poster campeggiano nelle vetrine: “Quando ero piccolo, mi avevano raccontato una favola…”. Comincia così l’appello dell’imprenditore che ha deciso di sfruttare buona parte del suo spazio espositivo per lanciare un messaggio shock ai suoi concittadini. Un appello che parla di ideologia tradita, di democrazia infranta, di consumismo, di corruzione politica e furti, del partito unico del ‘potere’. E ancora del desiderio di libertà, e della bara in cui è stata depositata la Grecia per mano europea.
Parole a volte forti, aspre, dure. Mai però quanto lo è la situazione dei commercianti e dei piccoli imprenditori in Grecia. Mai come il destino dei pensionati, dei lavoratori licenziati o dei giovani, senza occupazione e senza futuro, troppo spesso dediti a furti e scippi per procurarsi la droga, quella droga che li aliena dalla realtà drammatica, e che li accumula come rifiuti nei parchi, agli angoli delle strade, nelle piazze, lungo i marciapiedi. Con una siringa in mano e l’esistenza annientata. Cento passi nel cuore di Atene, cento passi nel profondo del baratro.
Fonte: Teste Libere 9 Dicembre 2012