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“Centochiodi” di Ermanno Olmi

Creato il 14 agosto 2011 da Cinemaleo

2007: Centochiodi di Ermanno Olmi

uscita italia:  30 marzo 2007   uscita francia (cannes): 21 maggio 2007  

“Centochiodi” di Ermanno Olmi

Presentato fuori concorso al 60º Festival di Cannes, è l’ultimo lungometraggio di un grande regista (d’ora in poi si dedicherà solo a documentari): film che molti hanno visto come una sorta di testamento spirituale.

Centochiodi alla sua uscita ha suscitato discussioni e polemiche a non finire e non poteva essere altrimenti vista la trama che dà adito a tante interpretazioni diverse. Siamo ai giorni nostri: un professore universitario profondamente in crisi inchioda libri e codici miniati della Biblioteca Universitaria e si dà alla fuga (rifugio le rive del Po abitate da gente umile e semplice).

Chi non ha apprezzato il film ha avuto gioco facile nel giudicare negativamente la presentazione di alcuni personaggi al limite dell’inverosimile (un professore di filosofia con una ricca BMW decapottabile, un preside vestito da centauro della strada…); nel criticare l’impostazione data agli abitanti del fiume (macchiettistici e non plausibili con il loro buonismo ingigantito al limite dell’irritante); nel lamentare la lentezza del racconto e la banalità di alcuni dialoghi; nel mettere in dubbio che un mondo di ignoranti sarebbe meglio; nel sottolineare che già tre secoli fa furoreggiava il mito del «buon selvaggio»; nell’ironizzare sulle scelte libertarie del protagonista (abbandona la macchina ma non il computer dalla batteria infinita, i soldi, la carta di credito…), sulle sue espressioni monocordi (in più è malamente e retoricamente doppiato), sul suo inappropriato aspetto (un critico ha giustamente osservato che i suoi bicipiti non sembrano mostrare anni passati sui libri)…

I sostenitori del film affermano che Centochiodi non ha pretese di realismo o di verosimiglianza (è descritto un mondo immerso in un’atmosfera incantata, senza tempo, quasi fiabesca). E’ chiaramente una parabola contro la religione vista come dogma, contro chi detiene il potere facendo della cultura uno strumento coercitivo per i propri interessi generando odio e morte. Ermanno Olmi ha voluto trasmetterci la sua convinzione che la «vera vita» sia nel ritrovare la pace che è già in noi stessi, nel ritrovare un mondo fatto di gesti semplici e di quotidiani stupori, di solidarietà umana e di amicizia. Olmi come Pasolini nel rifiuto della modernità con la sua deriva autoritaria.

Per imparare davvero bisogna disimparare tutto: questo  sembra essere il messaggio del film.

Così la critica:

Centochiodi si adagia in un facile ritrattino della serenità agreste, in cui l’elogio della Natura ha molto di letteratura ammuffita, mentre i richiami evangelici sono risolti in modo piuttosto verboso” (Stefano Selleri), “…è un raro esempio di cinema audace, l’opera di un regista che non ha timori nell’esprimere chiaramente il proprio punto di vista su una questione scottante” (Massimo Borriello), “Un film profondo e carico di significati, da non perdere” (Panorama), “…stile eccezionalmente maturo che coniuga una spiritualità e una concretezza d’immagine rare a trovarsi al cinema” (la Repubblica), “Pomposo, pretenzioso, noioso” (Hollywood Reporter), “Punti deboli del film sono l’estetica da Mulino bianco e simbolismi – l’invasione del pesce siluro è l’avvento del turbocapitalismo? – sempre ardui da maneggiare” (Il Giornale).

Quel che è certo è che Centochiodi è un film che non lascia indifferenti.

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