Tecniche che cambiano. I lavori di costruzione dell’A21 iniziarono senza che i cremonesi, almeno la stragrande maggioranza, ne sapessero nulla. Poi negli anni Duemila l’A21 è diventata una fonte di rendita azionaria per gli enti locali di Cremona, Piacenza e Brescia. L’ex presidente Augusto Galli, che versava mezza indennità al suo partito (il Pd), era orgoglioso di un’autostrada non speculativa bensì a servizio del territorio. Per far che cosa? Opere ovviamente, “a servizio del territorio” diceva Galli. Come il Terzo Ponte, che non s’è fatto, ma altri lavori sono stati realizzati.
Al contrario, l’autostrada Cremona Mantova, di cui (se si costruirà) sarà titolare Stradivaria, la società con simbolo il violino che costruisce autostrade (!!!!), viene preparata da una grancassa di promesse e controsensi.
Non si comprende con quali soldi si costruirebbe tale striscia d’asfalto che gli agricoltori mantovani non vogliono per niente. Stradivaria però è una controllata di Centropadane: le quote degli enti pubblici bresciani sono in vendita. Tutti ritengono che debba entrare il supersocio Gavio.
E per “amore” del territorio lo si decanta in una mostra per poi trafiggerlo con una colata d’asfalto ancora ingiustificato. I flussi di traffico non ci sono, come ammise lo stesso presidente Sciumè Alberto.
A Casalmaggiore ecco arrivare l’assessore Giovanni Leoni, che una certa propensione per i lavori ce l’ha (“In Italia i lavori si devono fare”): che dirà di questa infrastruttura in progetto?
Stradivaria è una società nata per costruire autostrade, dunque per realizzare la vocazione di Centropadane, che si giustifica così: fare nuove autostrade. A Galimberti piace?
Questo è diventato un territorio-oggetto di conquista capitalista che deve fruttare soldi in qualsiasi modo. Il rischio di un grave danno è forte.
La Cremona Mantova costerebbe un miliardo e mezzo, di cui circa un terzo a carico della Regione (408 milioni). I vantaggi per i cittadini? Nessuno.
Scelta strategica ingiustificata, quando in Europa aumentano i chilometri di binari e i passeggeri dei treni.
Si possono elogiare ville e bastioni: questi anni rischiano di lasciare in ricordo autostrade semideserte, stoccaggi in zone sismiche, impianti di biogas, biomasse e inceneritori da rottamare chissà quando, dove e con quali costi, riserve naturali distrutte, consumo di suolo abnorme, senza giustificazioni, persino geositi straziati da cave d’argilla dall’utilità indimostrata. E danni immensi alla salute, grazie al complesso dei lavori dannosi compiuti in Lombardia, per favorire i vantaggi di alcuni.