Su richiesta del conduttore del confronto tra i candidati a premier del centrosinistra, appena finito su Skytg24, Pierluigi Bersani ha dichiarato che Papa Giovanni XXIII. Bella la motivazione: “Ha saputo cambiare rassicurando e senza traumatizzare”, purtroppo però un uomo politico non può ispirarsi a un papa che, secondo la Chiesa stessa, è scelto dallo Spirito Santo.
Anche Nichi Vendola, così chiaro e incisivo, ha indicato un modello: il cardinal Martini. Il papa mancato.
Queste due indicazioni da parte dei due “papabili” candidati più di sinistra – per quanta grandezza intellettuale vi sia nei due grandi uomini di Chiesa – coincidono con l’intenzione del premier Mario Monti di scontare senza motivo l’Imu alle “attività miste” della Chiesa. Lo stesso Monti è stato indicato come possibile presidente della Repubblica da Bruno Tabacci.
E’ davvero necessario questo conservatorismo filocattolico? Solo per vincere senza fare riforme serie. Sottomettersi alla Chiesa pur di governare non è riformismo, è conservatorismo.
Il nuovo governo dovrà partire dalla necessità di abbassare il debito e nello stesso tempo dovrà rispettare l’obbligo di pareggio di bilancio. Dove troverà, in modo certo, all’inizio della legislatura i soldi per investire?
Le riforme dovrebbero combattere le disuguaglianze socio-economiche, diventate insopportabili. Aumentare il numero dei posti di lavoro, dare più sicurezza economica ai cittadini, rendere più facile la vita alle imprese, in generale governare bene è un prerequisito: non ha senso qualificare il proprio programma con delle caratteristiche che qualunque aspirante premier dovrebbe avere. Ma il confronto televisivo, con i suoi tempi strettissimi, commerciali, nemmeno dava grandi possibilità. Tutti i candidati, tranne Vendola, hanno voluto rassicurare. Con il pareggio di bilancio e il debito da abbattere faranno i conti… forse un po’ meglio dell’attuale governo.
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