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Centurian – “Contra Rationem”

Creato il 28 febbraio 2013 da Giacomo @giacomogbianco

360185Oggi parliamo dei Centurian, band olandese fautrice di un sano ed onesto Death Metal, quello antesignano dei Morbid Angel, tanto per fare un esempio. Qua non ci sono contaminazioni moderne, tecnicismi vari o elementi brutali. Questa è semplice e lineare cattiveria sonora, intrinseca di odio e violenza. Proprio come i Morbid Angel, anche gli olandesi Centurian ricalcano quel death che fa dell’impatto la sua prerogativa principale: non è la solita produzione iperpulita e fredda di molte release, qua i suoni sono pastosi, uniti tra di loro in un riffing luciferino e sostanzialmente cattivo. Questa è una della prime cose che mi è saltata in mente sentendo l’album in questione: Contra Rationem, edito dalla francese Listenable Records, specializzata proprio in Death Metal.

Dal moniker potremmo intuire un certo carattere filoromano, così come per il latino usato nel titolo dell’album, anche se i testi prediligono tematiche più occulte e sataniche.

Il primo brano è Thou Shalt Bleed for the Lord Thy God, opener decisa in cui notiamo il classico death sound alla Deicide, con la doppia voce growl/scream sovrapposta, che si divincola su un riffing abbastanza semplice ma coinvolgente, che lascia spazio ad drumming potente con i suoi blast beats, ma anche ad un solo noisy e caciarone, giusto per dettare le coordinate stilistiche dell’opera. La seconda traccia è Crown of Bones, simile alla prima traccia, ma che sembra prediligere maggiormente il growl sporco e furioso di Niels Adams. Buoni i break e le chitarre che ricordano gli Slayer di Reign in Blood, che tanto influì sul trash/death che sarebbe nato da lì a poco. Il terzo brano è Feast of the Cross, nonché il brano più lungo del disco, ma che si contiene comunque sotto i cinque minuti. La furia si scatena dopo un buon inizio fatto di stacchi di batteria, cui seguono blast beats ed interessanti parti di drumming forsennato, ma pur sempre ragionato e coerente con lo stile della band. Ottima la prova del batterista Van de Loo, che confeziona assieme ai suoi compagni uno dei brani più belli dell’album. Quando le ritmiche serrate incalzano ed invogliano all’headbanging, i tempi si rallentano all’improvviso lasciando spazio ad un pregevole assolo in puro stile death, impreziosito dai passaggi sui piatti del drummer. Judas Among Twelve incomincia subito con i controcazzi: parte a mille e non si capisce più nulla se non pura cattiveria musicale. Diversa dal precedente brano perché più diretto, ma è ugualmente bello ed interessante. Arriviamo così alla quinta Antinomian che, dopo un intro parlata, riprende il discorso da dove eravamo rimasti. Solita accozzaglia di tematiche death, ovvero doppia cassa a gogò, blast beats e rifframa tagliente come sempre, che sfumano in un lungo fade out. Siamo già alla sesta The Will of the Torch. Ogni brano non è particolarmente lungo o prolisso, e questo gioca a favore dell’ascoltatore, che non si trova in coinvolto un’opera complessa, ma altresì facilmente godibile. Il brano in esame è caratterizzato dall’assolo più spettacolare dell’album, seppur corto ma altrettanto al fulmicotone. Molto bello il riffing verso il minuto 2. Sin Upon Man è il settimo brano e parte azzardando un drumming dapprima più tranquillo ma che sfocia poi in blast beats incessanti. Buone le ritmiche nella parte del break centrale, quando ormai la canzone si avvia verso il finale, giocandosi la carta dell’assolo pseudomelodico, che personalmente non ho apprezzato moltissimo. Per fortuna ci pensa l’ottava traccia Damnatio Memoriae ha riportarci su territori totalmente death. L’intro è quasi anthemica, ma il massacro sonoro è poi garantito. Probabilmente è il brano migliore dell’album e presenta finalmente un assolo melodico come dio comanda, cui segue una parte parlata piena d’effetto. Chiude il lavoro Adversus, brano aperto dalle sole chitarre e poi accompagnato come sempre dalla devastante batteria.

Una delle pecche dell’album è il fatto che il basso si sente molto poco, e si limita ad accompagnare senza mai prendere l’iniziativa. Tutto sommato il lavoro è valido per una band che comunque non presentava un’uscita discografica da ben 12 anni! La sua non lunghissima scaletta gli permette di essere ascoltato tutto in una volta, com’è giusto che sia per un album che fa della violenza il suo cardine principale.

 

Tracklist: 

  1. Thou Shalt Bleed for the Lord Thy God – 2:11
  2. Crown of Bones – 3:00
  3. Feast of Cross – 4:52
  4. Judas Among Twelve – 2:40
  5. Antinomian – 3:48
  6. The Will of the Torch – 3:20
  7. Sin Upon Man – 2:22
  8. Damnatio Memoriae – 4:11
  9. Adversus – 2:53

 

Line up:

Rob Oorthuis – guitars

Seth Van de Loo – drums, vocals

Patrick Boleij – bass

Niels Adams – vocals

 

Voto:

3-stelle



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