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Cercando un punto di fuga: intervista a Lucia Biagi

Creato il 07 dicembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

9550691_orig9550691_origLucia Biagi, aka Whena, da un passato di autoproduzioni con Amenità, antologia da te ideata, una pubblicazione recente su ebook (Japanize me, con Zandegù) con Punto di fuga approdi a un vero libro, con Diábolo Edizioni.
Cosa ti è più piaciuto e quali limiti, se esistono, hai riscontrato in queste diverse esperienze di pubblicazione?

Le differenze sono evidenti, ognuna di queste soluzioni ha i suoi pregi e difetti.
L’autoproduzione ti permette di sfruttare la totale libertà nei contenuti e nello stile per sperimentare, farti conoscere direttamente dal pubblico e curare il libro in tutti i suoi aspetti. I limiti sono dovuti ai pochi mezzi che, chi si ritrova nel ruolo di pseudoeditore, sente subito: tutti i costi sono da autofinanziare, devi portare i pacchi alle poste per distribuire direttamente nei tuoi negozi preferiti, devi occuparti della grafica, impaginazione e promozione del libro nel poco tempo extra lavoro… Insomma, è sfiancante!
L’ebook mi ha permesso di far uscire un lavoro a colori, ibrido fra fumetto e guida turistica, troppo breve per la carta stampata, e di essere distribuita in modo “ufficiale” a basso prezzo. Io però rimango molto legata alla carta, al bisogno di avere un libro fra le mani per gustarmi la lettura e non credo di essere l’unica.
E poi c’è Punto di fuga che considero il mio lavoro più importante e sentito. Ho dedicato molto tempo alla stesura della storia ma ho avuto un editor che mi ha accompagnato nel percorso, ho faticato per portarlo a termine ma ho ottenuto un prodotto finito di alta qualità. Quando ti rendi conto che hai un ufficio stampa che si occupa di te, ti sembra quasi possibile che fare fumetti diventi il tuo unico lavoro!

Punto di fuga è la storia di una questione delicata e intima, ovvero l’attesa della protagonista Sabrina che ha scelto di interrompere una gravidanza. È indubbiamente un tema delicato, sei stata tu a proporlo all’editore? Com’è nato il libro?
L’argomento del libro è stata una mia idea, quando ho conosciuto l’editore stavo già disegnando le matite dei primi capitoli e ho proposto il progetto con il materiale che avevo fino a quel momento e l’editore si è rivelato interessato. La storia di Sabrina, pur essendo totalmente di finzione, tratta per me un argomento molto sentito.
Ho sempre ragionato intorno alla questione dell’aborto e di conseguenza della gravidanza, convinta di avere delle posizioni decise e chiare che puntualmente qualcuno provava a mettere in dubbio, talvolta riuscendoci. Trovo che l’argomento sia stato poco trattato in letteratura o che comunque sia sempre stato affrontato in maniera prettamente politica e ideologica. E’ uno di quei tipici argomenti su cui tutti hanno un’opinione ma nessuno prova a immaginarsi il percorso personale che una donna deve affrontare.

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Il tuo libro ha un ritmo sostenuto nonostante la scansione temporale da diario, piuttosto cadenzata e regolare. Come sei riuscita a dare questo dinamismo alla narrazione?
Il tempo è in effetti uno dei temi più importanti e ricorrenti del libro.
Per Sabrina, il tempo è un arma a doppio taglio, da un lato sente il bisogno che passi veloce per non rimanere bloccata in quella situazione che ha sconvolto la sua vita, dall’altro è spaventata perché, mentre scorre inesorabile, le mostra i cambiamenti del suo corpo.
Ma forse quello che da ritmo alla storia, non sono tanto le date che segnalano il passare dei giorni, quanto le scelte di ritmo nella narrazione. Ho cercato di alternare capitoli totalmente muti, e quindi più lenti, a situazioni più frenetiche in cui la protagonista sfoga la sua rabbia, con dialoghi veloci e cambi di scena repentini.
Il resto lo ha fatto lei, che è un personaggio molto di azione e di poche chiacchiere!

Paletta giallo-blu, è un caso che utilizzi colore caldo e colore freddo in contrasto o a che fare con le emozioni della protagonista?
Da un po’ di tempo usavo sempre più spesso questa paletta bicromatica nelle varie sfumature nelle illustrazioni. Mi sono chiesta se fosse la scelta giusta per un intero libro, perché l’effetto che si ottiene è molto forte. Avevo già visto esperimenti del genere e, nel caso di Punto di fuga, ho deciso che potessero essere adatti.
Il giallo è un colore caldo ma è anche un po’ acido e disturbante e trovavo che si adattasse bene al carattere di Sabrina mentre il blu è molto legato all’atmosfera che volevo rendere, fredda e calma, in cui lei si sente a disagio e fuori luogo.

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Nonostante quella che racconti sia una storia molto popolata, con molti personaggi, ognuno di loro ha una propria profondità psicologica. Questo è particolarmente visibile nel caso di Sabrina, la protagonista. Come costruisci i personaggi?
Devo ammettere che prendo molto ispirazione da me e dalle persone che mi stanno intorno. Ogni mio amico, chi più e chi meno, ha contribuito alle sfumature dei caratteri di tutti i personaggi di contorno a Sabrina. Credo che sia un lavoro che fanno tutti quelli che raccontano storie per rendere realistici i personaggi.
La protagonista, inizialmente decisa un po’ a tavolino, visto che volevo un personaggio dal carattere forte, ha poi preso un strada tutta sua.
Se la analizzo ora, a cosa fatte, direi che è un mix del carattere che vorrei avere e di alcuni tratti caratteriali del mio fidanzato Alessio. Spero che non legga questa intervista, temo si offenderebbe.

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Il romanzo illustrato oggi: biografie, fiction, graphic journalism e anche fumetto civile. Il fumetto sembra essere diventato il contenitore ideale per piccole e grandi storie, spesso inadeguate per altri media. Quali sono le sue potenzialità rispetto al tuo lavoro, come pensi che possa evolvere il tuo rapporto con questo format?
Il fumetto è in effetti un universo immenso, declinabile in mille modi e alla portata di tutti.
Non mi stancherò mai di leggere fumetti e quindi suppongo che non mi stancherò mai di farne…
Da parte mia non ci saranno gigantesche evoluzioni, ci sarà la solita lunga noiosa ricerca, a piccoli passi, verso soluzioni grafiche adatte alle storie che voglio raccontare.
Ormai so che sono molto lenta a creare storie e ancora di più a disegnarle, sono un dinosauro, non mi evolvo facilmente, mi va bene così e non mi sento nessuna pressione addosso!
Però a breve termine voglio riprendere in mano le guide turistiche a fumetti, perché mi diverto e ho ancora molto da sperimentare e raccontare in quel particolare genere.


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