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10 puntata
IL QUARTO MAGIOGaspare, Baldassare e Melchiorre decisero di partire da Gerusalemme. Anche Artibano, sipreparò, per il viaggio. Vendette tutti i suoi beni e acquistò uno zaffiro, un rubino e una perla daportare al Rè e, montato in sella al velocissimo Vosda, galoppò verso Borsippa. Attraversò boschi,guadò fiumi, s’inerpicò per colline e montagne, quando a una svolta pericolosa trovò un moribondoabbandonato sulla strada. Artibano saltò dal suo corsiero e, caricatosi l’infelice sulle spalle, loadagiò sotto una palma, gli bagnò le labbra riarse, lo ristorò e il moribondo dopo qualche tempoapri gli occhi. «Voglia il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe ricompensarti -disse -facciaprosperare il tuo viaggio fino a Betlemme, perché è li che deve nascere il Messia, che tu vaicercando». Artibano si rimise in cammino verso la mezzanotte... e alle prime luci dell’undicesimogiorno entrò in Borsippa, ma non trova i compagni. Essi avevano atteso lO giorni, poi erano partitilasciandogli un messaggio: «T’abbiamo aspettato sino alla mezzanotte..., seguici attraverso ildeserto”). Artibano, allora, vende lo zaffiro, appalta una carovana e riprende il viaggio affrontando ipericoli e i disagi del deserto. Giunse a Betlemme dopo tre giorni che i suoi compagni avevanodeposto ai piedi del Re l’oro, l’incenso e la mirra... ed erano ripartiti per un’altra via. Il villaggiopareva deserto. Dalla parte di una casupola sulla strada udì una flebile nenia. Entrato vide unagiovane madre. La donna ospitò il forestiero, ristorandolo e parlandogli di tre stranieri, vestiti comelui, giunti dall’Oriente poco prima, guidati da una stella al luogo dove abitava Giuseppe, la suasposa e il Bambino. Essi l’avevano adorato lasciandogli in omaggio ricchi doni; ma poi eranospariti misteriosamente, come pure, in segreto, la notte successiva scomparve la Famiglia diNazareth, dirigendosi forse in Egitto. Artibano si diresse allora verso Ebron alla volta dell’Egitto. Sispinse fino a Elaiopoli e a Menti; percorse le rive fiorite dei Nilo, si aggirò tra le Piramidi deiFaraoni, all’ombra della sfinge; ma le sue ricerche non approdarono a nulla. Scoraggiato e delusotornò in Palestina nella speranza di poter ritrovare la Sacra Famiglia. Dopo alcuni anni diperegrinazioni si rivolse ad un rabbino perché gli indicasse in quali paraggi avrebbe potutoincontrare il Messia. Il rabbino, preso un papiro, lesse: «Il Messia conviene cercarlo tra i poveri, tragli umili, tra i sofferenti e gli oppressi». A tali parole, .Artibano vendette il rubino e si diede a nutriregli affamati, a rivestire gli ignudi, a curare gli infermi, a visitare i carcerati. Passarono così trentatréanni da quando era partito in cerca della «Vera Luce». I suoi capelli, allora di un bel nero lucido, sierano fatti bianchi. Lacero ed esausto, ma tuttora in cerca del Re, era tornato per l’ultima volta aGerusalemme nel periodo della Pasqua. Era il venerdì della Parasceve... e nella folla si notavaun’agitazione particolare. Egli, imbattutosi in un gruppo, domandò la causa del tumulto e doveandavano tutti. «Noi andiamo -risposero -al luogo dei Teschio fuori le mura, dove c’è lacrocifissione di due malfattori e di un altro chiamato Gesù di Nazareth, il quale ha fatto molteopere prodigiose in mezzo al popolo ed ora è messo a morte perché si dice Figlio di Dio e Re deiGiudei». Artibano pensò fra sé: «Non potrebbe essere quel Gesù nato a Betlemme trentatré annifa? Che abbia trovato finalmente il mio Re nelle mani dei suoi nemici? Arriverò in tempo almenoper offrire la mia perla per il suo riscatto, prima che Egli muoia?». Così il buon vecchio segui lamoltitudine, quando, lungo la salita, una fanciulla di Ecbatana gli si avvicinò scongiurandolo inginocchio: «Per amore del Dio della Purezza, abbi pietà di me; sono una misera schiava della tuastessa fede; salvami, ridandomi la libertà». Il vecchio, non possedendo che un’unica perla, laconsegnò alla sventurata concittadina per il suo riscatto. Improvvisamente si udi un boato; la terrasussulta; il cielo si oscura; le mura delle case crollano; soldati e popolo fuggono terrorizzati.Artibano e la fanciulla si rifugiano sotto i loggiati del Pretorio. Una nuova scossa di terremoto, piùviolenta, fa cadere una pietra contro le tempie di Artibano, che traballa pallido, esanime. Laragazza lo sostiene con le sue braccia, mentre il sangue scorre a rivoli dalla ferita. Non è morto, losi sente pronunziare queste estreme parole: «Non cosi o mio Signore... quando mai ti vidiaffamato e ti nutrii? Assetato e ti porsi da bere? Quando mai ti vidi forestiero e ti ospitai? Incarcere e ti visitai? Nudo e ti rivestii? Per ben trentatré anni ti ho cercato ansiosamente, ma nonho mai avuto la soddisfazione di poter contemplare il tuo volto, né di renderti il minimo servizio, omio dolce Re!”). Artibano cessò di parlare. Ma un’altra voce si fece udire a suo conforto: «In veritàin verità ti dico, che ogni volta che tu hai fatto ciò ai tuoi simili, ai miei fratelli, tu l’hai fatto a me».Un grande respiro di sollievo gli usci dalle labbra. Egli aveva finito il suo lungo viaggio. I suoi donierano stati veramente graditi. Artibano, il quarto dei Magi aveva finalmente trovato il Re.http://utenti.multimania.it/objwan/pdf/ilquartoremagio.pdf
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