Magazine Famiglia
I figli oggi sono molto più "viziati" che in passato. Oggettivamente, le nuove generazioni hanno tutto (computer, TV in camera, cellulari di ultimissima generazione, vestiti alla moda, ecc.), eppure non è facile per i genitori soddisfare i propri figli.Succede spesso che di fronte al disagio del figlio, perché non ha ottenuto immediatamente ciò che desidera, i genitori siano afflitti dal senso di colpa.Il senso di colpa è, generalmente, una emozione che coinvolge un mix di elementi, sia emotivi che cognitivi, che ci porta alla convinzione (avvolte anche ingiustificata) di aver danneggiato qualcuno. Ci permette di contenere le nostre pulsioni distruttive dandoci la possibilità di prendere coscienza della sofferenza dell'altro. In questa modalità, esso può avere anche sfumature costruttive, ci mette in guardia qualora si stiano oltrepassando i limiti, ci costringe a metterci in discussione e ad assumerci responsabilità. Il senso di colpa, viene generalmente sperimentato spesso da ogni persona sensibile e responsabile, essendo questo un meccanismo della coscienza che, se non è deformato, ci segnala un disagio, oppure ci rimprovera quando facciamo qualcosa che infrange il nostro codice morale, perseguitandoci fino a quando non ci attiviamo per rimediare con un gesto riparatore.Il senso di colpa può affliggere i genitori, quando, di fronte a un problema di disagio esistenziale del figlio (ad esempio il figlio è depresso, fa uso di sostanze illecite, o alcol), ci si pone la domanda: "Dove abbiamo sbagliato?"Il figlio può allora sfruttare il suo disagio, facendo leva sul senso di colpa dei genitori, per ottenere attenzione.Sarebbe invece più costruttivo intervenire, in maniera preventiva, attraverso l’incontro dialogico.Nel mio saggio, dal titolo: "Conflitto tra genitori e figli, La crisi del dialogo nella famiglia contemporanea", tratto del problema dell'incomunicabilità tra genitori e figli, mentre, genitori e giovani possono realizzare un incontro sulla base del ragionamento, dove non esistono delle "verità" assolute, che arrivano dall'alto e sono immutabili, ma esiste il criterio dell’accettabilità, dove le persone propongono un ragionamento che deve trovare l’adesione, l’accordo, ed il consenso di tutti i membri della famiglia (sia dei genitori, che dei figli).Quanto detto non vuol dire che tutto ciò che viene detto da genitori o figli va condiviso. Il confronto dialogico prevede anche il disaccordo tra le parti. La cosa importante è che genitori e figli mantengano ugualmente il rispetto l’uno per gli altri, anche nel disaccordo. In questo modo I giovani si sentirebbero comunque considerati, rispettati e riconosciuti, ricambiando il rispetto per gli adulti, e non fuggendo dalle situazioni, ma cercando di agire nel confronto, evitando cadute in stili di pensiero chiusi e rigidi, che conducono al disagio e alla depressione.
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