sfrattati. non sto scherzando. è tutto vero porcamiseria. abbiamo dovuto fare fagotto in un nanosecondo e niente…anzi è proprio tutto! non riesco a descrivere come mi sono sentita in quest’ultimo periodo della mia vita. senza riparo, senza porto sicuro, senza progetti di vita. solo un enorme immenso punto di domanda: ma perchè proprio a me? – anzi: a noi?
per fortuna non viviamo sotto i ponti. ma è dura durissima. convivere. è durissima dover rinunciare al sogno di una casa. perchè al momento c’è grossa crisi -lavorativa anche! -e lui non vuole spendere soldi per l’affitto. mentre io mi sento soffocare, mancare l’aria, chiusa tra le pagine di un libro che non racconta più la mia vita.
delusa da scelte irrazionali non mie e nemmeno da me condivise, ma purtroppo scelte divenute complicate da gestire…e stare così alla finestra ad osservare l’evoluzione degli eventi senza poter muovere un muscolo a mio favore è uno stillicidio.
tanti i bocconi amari da dover mandare giù. uno in particolare. la scelta irrevocabile su quali libri salvare e quali mandare alla deriva. una mattinata intera davanti alla libreria semivuota, circondata da pacchi di libri, manuali, appunti di una vita, giornali e riviste. pronte a essere inscatolate per il deposito. ma soltanto una loro parte. il resto regalato alla raccolta differenziata. sistemavo i libri e piangevo a fontana. anche adesso il solo ricordo mi fa salire le lacrime agli occhi, perchè è stato in quell’esatto momento di gratuita violenza psicologica a scapito dei miei ricordi di carta che ho percepito quanto non fossi per niente sostenuta dall’altra parte. quanto sinceramente non se ne fregasse più di tanto. in fondo i libri e le ricette di cucina si trovano su internet, non è così? e poi a che ti servono i manuali di greco e latino? anche quelli sono su internet! procedevo come un essere automatizzato. asciugavo di sfuggita una lacrima andando avanti con la selezione. ripensandoci è stata la mattinata più difficile della mia vita da 8 anni a questa parte. nemmeno per la mia salute ho penato così tanto!
l’unica consolazione, il pianoforte è stato salvato. non più relegato in un deposito puzzolente di muffa, ma in un angolo del salotto. scordato, graffiato, ma vivo e vegeto. ecco io mi sento proprio come il mio vecchio piano. stonata come un tasto scordato da tempo, porto ancora negli occhi e nel cuore la pena di quei tagli lievi inferti come scudisciate in pieno volto. con la certezza , l’unica al momento, che la strada da dove ricominciare ad avere una vita normale, sarà piuttosto tortuosa e in salita. una strada verso la quale mi sto incamminando in completa solitudine…
e sarà molto più difficile di quanto non mi fossi aspettata in precedenza!