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John Cheever, Il prigioniero di Falconer, Garzanti, Milano 1978 (traduzione di Ettore Capriolo)«Dato e non concesso [ma io me lo concedo] che nell'immediatezza vi sia qualcosa del soggetto, e anche se ogni discorso sul soggetto è mitico e sgusciante [io sguscio volentieri], diremo che nel ricordo si ha un restringimento della sfera del soggetto. Non tutto il soggetto che era presente nel contatto viene conservato nel ricordo: qui il soggetto si scinde, e una parte, che era nel contatto, diventa oggetto del ricordo, mentre la parte rimanente è il soggetto ricordante. Di qui l'attenuazione della vivezza dell'immediato nel ricordo, poiché quello che là era soggetto è ora oggetto [...] Man mano che l'oggetto si distingue [ovvero man mano che vediamo noi là belli, come personaggi nel film dei nostri ricordi], ciò avviene alle spese del soggetto: questo perde qualcosa, una sua parte diventa oggetto [ma è difficile trovare registi a metter sotto contratto i nostri ricordi]. Noi possiamo ancora ricordare perché il soggetto è ancora simile, è l'elemento comune tra il contatto e il ricordo; chi ricorda è pressoché lo stesso che era nel contatto, ma ciò che viene ricordato non è il contatto come tale, bensì qualcosa di meno [ecco il nocciolo della questione], perché ne rimane escluso appunto il soggetto ricordante».
Giorgio Colli, Filosofia dell'espressione, Adelphi, Milano 1969Vivere è una fabbrica di ricordi. È il ricordo che certifica di aver vissuto. Ma nel ricordo noi, soggetti, non ci siamo più, non siamo lì in quell'immagine che ci appare e ci riporta alle mente il tempo in cui eravamo felici (o infelici). L'attimo costruisce il ricordo, ma il ricordo ingoia l'attimo, se ne nutre. Si vive per ricordare e la nostra vita, se non fosse produzione di ricordi, sarebbe forse in sé vita felice o infelice. Ma che se ne fa il Grande Artefice, ammesso e non concesso che ce ne sia uno, di (dato di ieri alle 19,22) seimiliardieottocentosettantaquattromilionieottocentoquarantaduemilatrentaquattro produttori di ricordi? Li conserva tutti in una immensa mediateca? Senza considerare quelli dei produttori non più in vita e dei futuri. Ricordi, vissutezze, gettati nello spazio tempo a scrivere chissà cosa: il grande vuoto? L'unica speranza è che nel vuoto non tutto scompaia secondo le leggi della radiazione di Hawking. Che le nostre coppie di ricordi che appaiono sul «confine degli eventi» possano manifestare lo stesso comportamento bizzarro delle coppie di particelle e antiparticelle delle quali, sull'orlo del buco nero, una scompare e un'altra no. Che, insomma, sopravvivano nello spazio i nostri ricordi migliori. Cominciamo a selezionare (e a continuare la produzione).
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