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Cernobbio per l'Africa / Dambisa Moyo si ripete

Creato il 22 marzo 2011 da Marianna06

Dambisa  Moyo è tornata anche quest'anno in Italia, in occasione del Forum sul Commercio di Cernobbio(18-19 marzo),  tradizionale appuntamento annuale della Confcommercio italiana, con la partecipazione variegata di esperti della materia e, quasi sempre, anche a carattere internazionale.

E così, sabato 18, ha parlato d'Africa ad un pubblico particolarmente attento, visto l' attuale situazione incandescente del momento, Dambisa Moyo, economista dello Zambia, che in Zambia però è vissuta pochissimo, mentre è nota invece al grosso pubblico per il suo libro  "Dead aid", un buon  successo, tradotto e pubblicato anche nel nostro Paese e già da qualche tempo.

Che cosa ha ribadito l'economista e studiosa dei rapporti tra "Primo mondo " e Paesi in via di sviluppo nella sua relazione?

Ha nuovamente sottolineato l'urgenza imprescindibile d'inserire l'Africa nel circuito internazionale del commercio con l'estero.Estero inteso come mercato mondiale.

Africa che ,attualmente, lo è solo per il 2% , addirittura pari allo spazio che viene occupato, oggi, dalla Spagna.

Ma l'Africa è un Continente non un semplice Stato- è stato precisato dalla relatrice.

Perché-  ha puntualizzato la  Moyo-,  solo il commercio può creare davvero posti di lavoro, potenziare l'economia del continente africano e con lo sviluppo favorire la nascita della democrazia in quei Paesi,  che si trovano ancora sotto il tallone di numerosi "padre-padroni".

E i posti di lavoro urgono per davvero.

Sappiamo bene ormai che cos'è la situazione in  quasi tutti i Paesi dell'Africa Maghrebina quanto a prospettive di lavoro per i giovani, in contesti dove la popolazione giovanile, quella sotto i 24 anni, costituisce numericamente il 60% del totale.

Nelle ultime ore ci sono state, ad esempio, in Algeria violente proteste di operai e d' insegnanti, i primi  licenziati dalle rispettive aziende e i secondi non pagati da mesi.

Pertanto non c'è altro da fare. Ed Europa, USA, Cina ed altri devono capirlo, se si vuole non mettere a repentaglio la pace sociale sul nostro pianeta,per altre cause già abbastanza sconvolto da sé.

Alla domanda, sulla validità o meno da parte del mondo "cosiddetto sviluppato" di continuare come aiuto con la realizzazione d'infrastrutture ,la nostra economista ha risposto:" Assolutamente no!"

E lo ha anche correttamente spiegato.

Ossia, con il potenziamento dell'attività commerciale in toto(e non solo limitata a petrolio, gas e minerali pregiati) il benessere economico consentirà ai  governi dei singoli Stati africani di provvedere in proprio alla costruzione delle infrastrutture.

E non come accade oggi che, in Africa, troviamo imprese e operai cinesi(e non solo), che realizzano ponti, strade e/o lavorano in miniera e in cantieri per l'edilizia pubblica.

Se ci fossero certe premesse di gestione economica, favorevole e concorde il Primo mondo, in quei luoghi di lavoro ed in  altri troveremmo gli africani.

E non si dimentichi poi- ha concluso Dambisa Moyo- che i mercati emergenti hanno problemi di breve termine come la pressione inflazionistica, i tassi d'interesse al rialzo, la formazione di bolle speculative.

Ma Europa ed USA invece hanno, sul lungo periodo, problemi legati all' indebitamento e all'invecchiamento della popolazione.

 Conclusione?

Riflettere perché quello dell'Africa è un "problema " serio e troppo a lungo trascurato.

I tempi cambiano e le nuove generazioni non vogliono più aspettare un improbabile "Godot" e  tanto meno stare a guardare le male fatte dei propri governanti.

Si è visto in Tunisia, in Egitto e ora in Libia. E non è detto che la"cosa" si fermi lì.

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

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