Gaetano Giulio Zumbo, cera della pestilenza
Oggi vi presento una tecnica molto particolare. La ceroplastica!L'uso di fabbricare figure di cera fu molto comune presso Greci e Romani, e per quanto ne abbiamo minori testimonianze, anche presso gli Egizi e i popoli dell'Asia anteriore. Di cera si facevano soprattutto le piccole immagini che servivano per trastullo ai fanciulli, o per il gioco che può assomigliarsi a quello degli scacchi, i cosiddetti ladrunculi di Plinio (Nat. Hist., VIII, 215), le figurine votive per le are domestiche dei Lari, ecc. Di cera si facevano le maschere e le immagini dei defunti, da trasportare nelle cerimonie funebri, o soprattutto da conservare nell'atrio della casa insieme con quelle degli antenati. Tali immagini si dicevano cerae o cerae pictae. L'appellativo derivava dall'uso di ravvivare e di rendere più vicine al naturale le immagini colorandole; la colorazione poteva avvenire o mescolando il colore alla cera prima della lavorazione, o dipingendo la maschera e l'immagine dopo lavorata: nel primo caso naturalmente si otteneva una colorazione unica, uniforme. Il modo di lavorazione della cera, era pure duplice: o si plasmava a mano o si fondeva. Data la deperibilità della materia, non possediamo oggi quasi nessun'opera della ceroplastica antica.Nel Medioevo e nell'epoca moderna la cera servì agli scultori per modellare figure od oggetti da fondere in metallo, per abbozzare opere da sviluppare poi in proporzioni maggiori, infine come vera e propria materia scultoria per fondere o modellare figure a tutto tondo o bassorilievi. Di bozzetti in cera si sono conservati numerosi esempi anche di artisti insigni: di Michelangelo, quello del David (Firenze, Galleria Buonarroti) e vari di altre figure, quello del Perseo del Cellini (Firenze, Museo Nazionale), quello dell'Ercole e Caco del Bandinelli (Berlino, Kaiser Friedrich Museum), quelli di Ferdinando I de' Medici (Berlino, Kaiser Friedrich Museum) e di due rilievi della Passione di Giambologna (Londra, Victoria and Albert Museum), quello di Alessandro Farnese di Francesco Mochi (Firenze, Museo Nazionale), quello della Cacciata di Attila dell'Algardi (Dresda, Albertinum).Come materia scultoria vera e propria la cera servì principalmente alla ritrattistica, sia per figure funerarie che venivano esposte durante le onoranze rese alle salme di sovrani o di personaggi altrimenti illustri, sia per figure votive, sia infine per ritratti veri e propri. L'uso delle figure funerarie in cera colorita e rivestite di sontuosi paramenti è attestato per lo meno fin dalla metà del secolo XIV, alle corti di Francia e d'Inghilterra, e anche presso la repubblica di Venezia. La ceroplastica votiva è attestata fin dagli ultimi del sec. XIII, sia in Francia sia in Italia, e anche nell'Europa settentrionale. L'esempio più antico che ci sia giunto è quello della statua votiva di Leonardo, ultimo conte di Gorizia (1462-1500; Innsbruck, Ferdinandeum); e le notizie maggiori che si hanno su questo genere di opere provengono dall'Italia e soprattutto da Firenze, dove gli scultori del '400 non disdegnarono di modellare figure votive di cera.Col sec. XVI la ceroplastica produce anche opere indipendenti dal significato votivo o funerario e sono frequenti soprattutto i medaglioni-ritratto, specialmente di artisti italiani, che ebbero gran voga anche oltr'Alpe. Ma ben presto quell'arte entrò nel periodo della maggiore decadenza e come ritrattistica si ridusse soprattutto fuori d'Italia a una funzione puramente aulica, come scultura di carattere sacro ebbe invece un carattere sempre più popolare; insignificanti ne sono le manifestazioni di carattere puramente decorativo. Va ricordata la deliziosa testa del museo di Lilla (sec. XVII) già attribuita a Raffaello e a Leonardo; dei secentisti, è degno di ricordo, più per raffinatezza di tecnica che per vera eccellenza d'arte, l'abate Gaetano Giulio Zumbo, autore di molte cere anatomiche e delle celebri raffigurazioni della Corruzione dei corpi e della Pestilenza (Firenze, Museo Nazionale). Cere anatomiche fecero anche il Cigoli ed Ercole Lelli a Bologna che ne trasse non comune rinomanza.I Salons parigini dell'ultimo quarto del sec. XVIII e dei primi del successivo accolsero di frequente sculture di cera, segno questo della considerazione in cui era tenuta quest'arte. Nel XIX secolo nacquero in Europa "musei delle cere", gallerie di personaggi storici rappresentati a grandezza naturale. Oggi, nell'arte contemporanea, si possono trovare artisti che usano la cera all'interno delle proprie opere, anche se raramente ne fanno un utilizzo esclusivo.