I videogiochi non sono il focus principale del Consumer Electronic Show. Ma girando attraverso i padiglioni si trovano tante idee per i gamer
Il Consumer Electronic Show di Las Vegas non sembra una fiera per giocatori: a differenza di altre aree calde, dedicate ai dispositivi "wearables" o alla domotica, la sezione dedicata ai videogiochi si gira in mezz'ora. Se poi Nvidia si mette a parlare di automobili invece che di giochi, è finita. Però girando per i padiglioni affollati di tecnologia fanno capolino qui e là tante idee e tentativi di portare qualche novità anche per gli appassionati di platform e sparatutto. A dominare sono gli accessori, come ad esempio Turtle Beach, che ha presentato una serie di nuove cuffie, tra cui il modello Elite 800X per Xbox One e PlayStation 4, che offre un microfono invisibile dotato di cancellazione del rumore circostante e permette così di parlare in-game senza dover gridare, oltre all'apprezzabile specifica DTS 7.1 che rende il suono pieno e dimensionale. Molto interessante anche l'idea di Mad Catz che ha svelato tra le altre cose il suo L.Y.N.X. 9, un controller che qualcuno ha paragonato ai Transformers e qualcun altro a un coltellino svizzero: in pratica permette di ripiegare e allargare le sue impugnature e consente così di alloggiare a piacimento un tablet, uno smartphone o una mini-tastiera, utile anche per giocare con la smart TV. Naturalmente oltre a Oculus e Samsung Gear VR (di Project Morpheus qui, nessuna traccia), abbondano i cloni di caschi per la realtà virtuale. Sia il brasiliano Beenoculus sia Immersion VRElia vorrebbero trasformare il nostro smartphone in un display buono per giocare (con l'ausilio di un joypad) immersi in un ambiente virtuale, ma entrambi dimostrano la difficoltà di competere con tecnologie più sofisticate: nel primo caso il campo visivo è ristretto e si restringe ancora di più quando regoliamo le lenti per correggere il nostro difetto visivo, nel secondo c'è un effetto lag talmente fastidioso da far smettere la prova dopo due minuti. Prototipi, si dirà, ma certamente ci è sembrato molto più interessante l'idea di Sulon Technologies di mescolare realtà virtuale e aumentata con un visore che incorpora nella parte posteriore una serie di sensori per calcolare la distanza dai muri e dagli oggetti. Cercheremo di scriverne in maniera più approfondita dopo averlo provato.
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Il gioco in una stanza
Moltissima attenzione ha attirato invece tra i giornalisti Immersis, un concept che ricorda il progetto Illumiroom di Microsoft volto a trasportare fuori dalla tv gli effetti visivi e luminosi del videogame per rendere l'esperienza di gioco ancora più coinvolgente. In sostanza l'idea di questa startup è di accordarsi con le case produttrici di videogame per sfruttare il loro Immersis Engine e superare i confini del display su cui giochiamo, proiettando con un proiettore a Led la cui forma ricorda un po' i tripodi de La guerra dei mondi un po' certe macchine di Half-Life 2 o Dishonored, tutta quella parte di mondo in cui il nostro alter ego digitale è immerso (e che non riusciamo a vedere perché contenuto dai bordi della TV) sulle pareti di casa, fino a raggiungere un campo visivo massimo di 180 gradi. Naturalmente si tratta di una buona idea che per riuscire dovrà trovare la collaborazione delle software house e al momento non è possibile stabilire se il software di calibrazione è in grado di proiettare in maniera efficace e coinvolgente le immagini sulle pareti del vostro salotto (e come sarà l'effetto finale sulla mobilia). Però se il progetto al primo giorno di apertura su Kickstarter ha già convinto a versare quasi il 20 per cento del budget richiesto, allora c'è da tenere sott'occhio questa startup parigina.