Cesare Battisti e Valerio Evangelisti in “Culo e Camicia”
Il brigatista rosso dei PAC che si autoproclama scrittore
protagonisti principali: Cesare Battisti e Valerio Evangelisti
regia e sceneggiatura: Roberto Bui (Wu Ming 1)
soggetto: Tiziano Scarpa
una produzione Mircalla – Anni di sangue
di Iannozzi Giuseppe
Ce ne vuole di faccia tosta e a Cesare Battisti non manca di certo: “Non voglio che questi momenti siano visti come la celebrazione di un trionfo: è necessario rispettare le istituzioni e le famiglie delle vittime”. Così il brigatista rosso dei PAC oggi libero ma entro i soli confini del Brasile. La dichiarazione la riporta il giornale Estado de S.Paulo.
Il brigatista rosso dei PAC vorrebbe scrivere una autobiografia romanzata. C’è però un particolare non da poco: senz’ombra di dubbio Cesare Battisti è il più sgrammaticato e sgraziato sedicente scrittore che la pseudo intellighenzia anarco-stalinista abbia mai portato avanti con le armi delle raccomandazioni (delle lobby editoriali). Non è da escludere che la prefazione gliela scriverà il suo amicone (compagnone) del cuore Valerio Evangelisti. E non è nemmeno escluso che possa essere lui in prima persona a rivedere e correggere l’autobiografia del brigatista dei PAC, a ragione entrato nella Storia contemporanea come uno dei peggiori assassini mai esistiti. Ma è da escludere a priori che il libraccio che Cesare Battisti avrebbe intenzione di scrivere possa vedere anche il sistematico intervento del collettivo Wu Ming, Roberto Bui in testa. E di Tiziano Scarpa nel ruolo di ghostwriter.
In una breve intervista a l’Agencia Estado ripresa dal quotidiano Estadao di San Paolo, il brigatista dei PAC ha spiegato che i personaggi del libro saranno dei detenuti brasiliani da lui incontrati: “Ogni prigioniero ha la sua storia, ho capito il Brasile attraverso le relazioni con queste persone. Ogni prigioniero è una finestra del Brasile. Si tratta di una biografia romanzata. Con la scusa di denunciare situazioni sociali, adotto il genere romantico. La letteratura è il mio lavoro. Un romanzo con nessuna storia può esistere, ma non senza tema di romanticismo”.
Per Cesare Battisti il romanticismo si riduce a una macabra formula terroristica: più ne ammazzo è meglio è… tanto la faccio franca e mi spaccio pure per scrittore.
A Cesare Battisti si consiglia caldamente di lasciar perdere, perché qui in Italia non un cane con un minimo di sale in zucca sarà mai disposto a leggere le sue emerite stronzate.
Dopo essersi autoproclamato scrittore, Cesare Battisti decide di tacere. Ma c’è da metterci sin d’ora la mano sul fuoco che non riuscirà a tenere a lungo il becco chiuso. Ovviamente non manca di accusare l’Italia, sicuro che le sue dichiarazioni avranno ripercussioni in tutto il mondo e in particolar modo nel nostro paese, dove ha lasciato una lunga e indimenticata scia di sangue innocente.
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di Cesare Battisti il terrorista rosso
La locandina originale in perfetto stile trash anni ’70
Il film su i PAC di Cesare Battisti e compagni stalinisti