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Cesare Battisti, lista nera di libri e cancro culturale veneto

Creato il 20 gennaio 2011 da Sulromanzo

Cesare Battisti, lista nera di libri e cancro culturale venetoIn Veneto sono accaduti di recente eventi giudicati da taluni pure provocazioni. Anzitutto i fatti.

Raffaele Speranzon, Assessore alla Cultura della provincia di Venezia, ha chiesto ai comuni del territorio veneziano di eliminare dalle biblioteche i libri degli autori firmatari nel 2004 di un appello a favore della liberazione di Cesare Battisti, condannato in contumacia all’ergastolo per responsabilità in quattro omicidi.

L’appello per la liberazione dello scrittore Cesare Battisti di Carmilla fu un tentativo di portare alla luce nel dibattito italiano le numerose contraddizioni che avevano caratterizzato le prove a suo carico, definite da un magistrato francese “degne di una giustizia militare”, e contraddistinto anche la stagione del terrorismo. Centinaia furono i firmatari, fra questi i nomi che poi saranno elencati.

Chi è Cesare Battisti? La prima parola che si cita con più frequenza è “terrorista”. Terrorista? Non è la sede opportuna per disquisire se Battisti sia o meno un terrorista, certo rimane un fatto: l’iter processuale palesa dubbi, molti dubbi.

La solidarietà verso le vittime non è in discussione, come non lo è stata quando Carmilla pubblicò l’appello, quanto invece si vuole sostenere è che la vicenda Battisti non è possibile racchiuderla in una singola parola: terrorista. Vi sono zone d’ombra, anche e soprattutto nei processi e nel ruolo del pentito Pietro Mutti.

In seguito all’esternazione di Speranzon, Elena Donazzan, Assessore Regionale all’Istruzione del Veneto, concordando con la tesi del collega di partito (Pdl), dichiara: «Nei prossimi giorni invierò a tutti gli istituti superiori del Veneto una lettera in cui esorterò insegnanti e bibliotecari a non diffondere tra i ragazzi i libri di questi autori. Sono diseducativi».

Chi sono gli autori? Tanti, eccone alcuni.

Valerio Evangelisti, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Vauro, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari, Wu Ming.

Rei di avere firmato un manifesto a favore della liberazione di Cesare Battisti.

Quando si è fatto notare a Donazzan che sembra una censura, la sua risposta: «La chiamassero come vogliono. Di sicuro è una censura morale. Nessun obbligo, beninteso, ma un indirizzo politico: voglio evitare che i ragazzi vengano a contatto con le idee di chi difende a spada tratta un furfante, un delinquente, un assassino conclamato».

Parole come pietre. Da quel momento in poi si è scatenato il putiferio, numerosissimi gli interventi pro e contro, sia sui quotidiani che nei siti e blog.

Chi vi scrive segue con costanza le vicende della sua regione. Le segue perché preoccupato da anni della degenerazione politica che sta subendo, in primis, per mano della Lega Nord. Non è un caso che il governatore Zaia dichiari: «Non ho alcuna difficoltà a confermare il fatto che rispetto a questi testi ci sono persone che oggi non ci rappresentano degnamente perché su Battisti questo Paese ha una posizione che è univoca. Non si può difendere un delinquente perché tale è».

Curiosa la convinzione sul lemma “univoca” a nome di tutti gli italiani. Curioso anche che un governatore di regione invece di difendere l’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione di responsabili […]”, liquidi la vicenda in nome di tutti gli italiani, o almeno di tutti i veneti. Il sequestro di libri va autorizzato dalle autorità giudiziarie, non è contemplato dal nostro ordinamento che un qualsiasi politico possa invitare scuole e biblioteche a evitare certi libri e autori.

Aut aut: o non si conosce la Costituzione o si fa finta di non conoscerla.

La continua demonizzazione della magistratura forse porta a queste situazioni, non è ridondante ricordare che l’art. 104 della Costituzione recita: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica […]”.

Forse non è ancora chiaro agli ex fascisti – sia Elena Donazzan che Raffaele Speranzon, prima di confluire nel Pdl, militarono nel Fronte della Gioventù, ala giovanile del Movimento Sociale Italiano – che sono lontani i tempi delle leggi fascistissime, le quali permettevano al potere esecutivo, attraverso il prefetto, di discernere la buona e la cattiva stampa. Ma forse non è chiaro neppure a Zaia.

L’associazione italiana biblioteche, nella persona di Mauro Guerrini, che ne è il presidente, dichiara che “in uno stato di diritto sorretto da istituzioni democratiche e da una società libera e aperta, chiunque sia condannato a quattro ergastoli con sentenze passate in giudicato deve scontare la propria pena. In democrazia, tuttavia, non sono ammissibili liste di proscrizione, censure, divieti espliciti o impliciti di accesso ai documenti della biblioteca. Immaginare provvedimenti di questo tipo, oltre che violare la nostra carta costituzionale, produrre un imbarbarimento del nostro vivere civile e costituire un precedente gravissimo, rischia di danneggiare gli stessi sacrosanti tentativi di far estradare nel nostro paese Battisti”.

Nel frattempo ieri Francesca Zaccariotto, Presidente della provincia di Venezia, dichiara: «Dalla Provincia non partirà nessuna lettera ai Comuni del territorio per invitarli a non promuovere nelle biblioteche pubbliche i libri di chi ha spalleggiato il terrorista Battisti». Mentre Raffaele Speranzon commenta: «Invito tutti questi scrittori e intellettuali ad un dibattito pubblico, che stiamo pensando di organizzare all'ateneo veneto, affinché spieghino per quale motivo non intendono ritirare una petizione che favorisce da parte del Brasile il respingimento della richiesta di estradizione formulata dal governo italiano. Se ne devono vergognare».

Questi i fatti.

Che cosa pensa Sul Romanzo della situazione?

Che cosa pensa il sottoscritto che non è solo chi cerca con Sul Romanzo, grazie a tanti collaboratori, di far parlare la cultura, letteraria in particolare, dal 2009, ma è anche un cittadino veneto?

Pensa tutto il male possibile dell’attuale classe politica veneta, che, sia chiaro, è stata votata da 1.528.386 persone in una regione di circa quattro milioni e ottocentomila abitanti. È insopportabile sempre più ascoltare certi epiteti per definire i veneti a causa del dominio del centro-destra, soprattutto della Lega Nord, perché il Veneto non è solo Lega Nord o Berlusconi, vi sono tantissime persone che non accettano le esternazioni dei Speranzon e dei Donazzan, eppure, grazie ad anni vissuti in altre regioni, il sottoscritto ha ascoltato non di rado definire i veneti “idioti leghisti”, “camicie verdi ignoranti”, “imprenditorotti razzisti”, ecc.

Una rabbia.

Una rabbia perché è difficile dimostrare il contrario quando il centro-destra si esprime in Veneto con sparate simili; è difficile dimostrare il contrario quando nei bar o in strada si ascolta ancora spesso *terroni ladri*, *albanesi e rumeni di merda*, *zingari al rogo*, ecc; è difficile dimostrare il contrario se il punto di massa critica è in mano da anni a gente che ragiona in tale modo, altresì fra persone che conosco da molto tempo; è difficile dimostrare il contrario se la cultura, quando c’è, è solo e spesso funzionale al lavoro e perciò non è raro trovare un laureato con un’ignoranza tale da rabbrividire, causata da un analfabetismo di ritorno implacabile, oltre che da mancanza di curiosità.

Cesare Battisti e la lista nera di libri rappresentano ahimè la punta di un iceberg che pulsa da anni, qui in Veneto si subodora da decenni, sensazioni e pensieri incontratisi poi in forma partitica. Vengono sempre alla mente le parole di Guido Piovene, scritte negli anni Cinquanta del secolo scorso: “Mi chiedo poi cos’è il Veneto per i veneti. Rispondo che la loro terra per i veneti è una verità. […] Non è politica, né attiva, ed infatti nel Veneto non v’è traccia di separatismo. […] Il venetismo è una potente realtà della fantasia, che non dà noie al Parlamento”.

Cambiano i tempi purtroppo. Perché uno dei nodi su cui riflettere qui in Veneto è la continua accettazione delle provocazioni di certa parte politica, la provocazione entra strisciante nell’immaginario collettivo di molti finché si accettano di buon grado concetti che dovrebbero essere rispediti al mittente senza indugio. Invece il lassismo culturale e l’indifferenza generalizzata porta alcuni politici a sentirsi legittimati nonostante le orribili frasi pronunciate.

Che cosa fare? Come reagire?  

Scelte singole, scelte consapevoli, scelte ORA, NON DOMANI, prima che sia troppo tardi.

Per queste e altre ragioni Sul Romanzo ha iniziato l’autunno scorso a entrare nel territorio con le Notti di Sul Romanzo, due cicli di conferenze che trattano, da un lato, l’identità veneta e vicentina, dall’altro, le energie rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, convinti come siamo che in Veneto la sfida è oramai appunto sul territorio. Non bastano i post infuocati sui blog, i “mi piace” di Facebook o l’ennesima firma d’una petizione, è necessario uscire dalle case e andare a parlare alla gente, noi abbiamo scelto una libreria perché luogo pubblico e vicino ai mondi di cui trattiamo ogni giorno. Sappiamo di essere una piccolissima goccia nell’oceano, vorremmo tuttavia che le gocce fossero migliaia. Questo manca in Veneto, tanta gente, bene ripeterlo, tanta gente lavora tantissimo e poi si chiude in casa, stop, fine settimana godereccio e avanti un nuovo lunedì, ammazzando qualsiasi tentativo di informazione che non sia dato dal tubo catodico. Gli spazi di confronto pubblico sul territorio sono sempre meno, un dramma, un cancro culturale.

L’indignazione senza una reazione concreta e costruttiva fra e con la gente non serve a nulla. Non è più tempo di lamentarsi, bisogna darsi da fare, anche perché potete scommetterci, se voi veneti o voi italiani vorreste scommettere in quale regione vedremo in futuro le cose peggiori in termini di razzismo e ignoranza culturale, scommettete a occhi chiusi: il Veneto è la regione giusta, ci sono tutti i prodromi e l’apparato immunitario assai indebolito.  

***

Chi ha idee da proporre e vive in Veneto, Sul Romanzo è disposto a fornire massima visibilità a iniziative per combattere il cancro culturale veneto. Ogni iniziativa può essere una goccia importante nell’oceano.

Se volete incontrare il sottoscritto per parlarne, guardate i calendari delle Notti di Sul Romanzo, dove sarà sempre presente in ogni caso. Prossima serata venerdì 21 gennaio, presso la libreria Edison a Vicenza.


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