Cesare deve morire dei fratelli Taviani è il candidato italiano agli Oscar 2013. Scelta giusta? Sì, senza dubbio. E lo possiamo dire a gran voce in relazione agli altri 9 film che erano in corsa per rappresentare il Belpaese. Nei “magnifici 10” made in Italy spiccavano, oltre al candidato stabilito dall’Anica, solo Reality di Garrone (tra pochi giorni nelle nostre sale) ed E’ stato il figlio di Ciprì (leggi la mia recensione), degni avversari che potevano mettere il bastone tra le ruote ai Taviani. Ma Cesare deve morire è un’opera così potentemente autoriale e magnetica da sbaragliare ogni concorrenza. Un film complesso, stratificato nei significati, dotato di una straordinaria fotografia, che trae nutrimento dal contesto in cui è nato: il carcere. Speriamo che Hollywood si accorga di questo!
Il resto dei candidati italiani erano “robetta”, una “categoria” che ingloba il deludente Bella addormentata di Bellocchio (leggi la mia recensione), il sopravvalutato Diaz di Vicari (leggi la mia recensione), Magnifica presenza di Ozpetek, La-bas di Guido Lombardi. Di contorno film-fantoccio a fare da riempitivo, opere che non avevano nessuna speranza: Posti in piedi in Paradiso di Verdone, Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati, Gli equilibristi di Ivano di Matteo (leggi la mia recensione).
Quindi, il film dei Taviani è la scelta giusta! Non come lo scorso anno quando fu scelto Terraferma di Crialese (leggi la mia recensione) a discapito dei ben più meritevoli Habemus Papam di Nanni Moretti (leggi la mia recensione) e Corpo Celeste di Alice Rohrwacher (leggi la mia recensione).
Ma la domanda ora è: riuscirà ad entrare nell’agognata cinquina del Miglior Film Straniero?
La questione si fa complicata, spinosa, incerta, poiché ci sono rivali importanti schierati da altre nazioni. Su tutti è molto quotata, se non scontata, la presenza nelle finale Top 5 di Amour di M.Haneke (in rappresentanza dell’Austria) e Quasi amici di O.Nakache e E.Toledano (Francia, leggi la mia recensione).
Ma daranno filo da torcere anche Beyond the Hills di Cristian Mungiu (Romania), Sister di Ursula Meier (Svizzera), Children of Sarajevo di Aida Begić (Bosnia Erzegovina, premiato nella “Un Certain Regard” di Cannes e al nostrano Festival di Pesaro). Ci sono poi, tra gli altri, l’attesissimo No di Pablo Larrain (Cile), Pieta di Kim Ki Duk (Corea del Sud, Leone d’Oro a Venezia 69), Life Without Principle di Johnnie To (Hong Kong), Fill The Void di Rama Burshtein (Israele, leggi la mia recensione).
Detto questo, io penso positivo! Cesare deve morire ce la può fare! Onore a Cesare? Onore ai Taviani!
E voi come la pensate? Siete d’accordo con me? Commentate, commentate, commentate!