Cesare deve moriredi Paolo e Vittorio Taviani Docu-Fiction, Italia, 2012
Il “Giulio Cesare” di Shakespeare diventa il pretesto per riflettere sulla condizione dei carcerati e sui motivi che li hanno privati della libertà. Ignoranza, sete di potere (che nella contemporaneità è sete di denaro) e vendetta sono i temi che avvicinano la rappresentazione del drammaturgo inglese alla vita di chi la mette in scena, abbattendo la barriera della finzione e spingendoci a credere che congiure e delitti si stiano realmente svolgendo nel carcere di Rebibbia.
La regia è ottima, la recitazione sorprendente, come pure l’intuizione del parallelismo. Peccato per quei momenti retorici (gli inutili commenti delle guardie, alcune considerazioni degli attori sulla loro vita) che spezzano la tensione narrativa (la compenetrazione tra passato e presente, tra recitazione e vita vera) e banalizzano il nobile intento dei fratelli Taviani: l’arte libera la mente di chi è imprigionato, ma aggrava la sua condizione di recluso poiché lo spinge a riflettere sui propri errori. Memorabili le presentazioni dei reclusi al casting iniziale.
Voto: 7,5 su 10
(Film visionato il 24 marzo 2012)