-Il fattore sorpresa in un’eliminazione annunciata-
Ottavi di Finale Champions League, ritorno: Tottenham Hotspur-Milan
Sandro Nesta e Zlatan Ibrahimovic la pensano allo stesso modo: a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro ci fan sapere che “Non siamo attrezzati per vincere la Champions League”,… ah pperò!
Traduzione dall’interno della squadra del sentimento che pervade gran parte dei tifosi: se pure due leaders riconosciuti come loro alzano “bandiera bianca”, non ci resta che andare ad impiccarci sotto al London Bridge della canzoncina.
Ma Mister Massimiliano Allegri in conferenza è di tutt’altro avviso: “Abbiamo buone possibilità di passare il turno”… allora credo sia meglio mettersi d’accordo un po’ tutti quanti: società, giocatori e tecnico.
Di partire battuto, di osservare occhi paludosi nei primi piani con “la musichetta” sotto, mi inquieterebbe non poco, credo che le parole ed i discorsi contino 0. C’è una partita da giocare, contro un avversario che ha raccolto tanto di più di quanto non meritasse nell’andata a S.Siro.
Nel post di qualche settimana fa si discuteva su come migliorare il modo che ha la squadra di stare in campo: partecipando all’azione, portando quanti più giocatori possibile vicino alla palla. Quello che fanno le squadre in Europa, quello che fa il Tottenham. Lo abbiamo visto a S.Siro: è sufficiente bloccare nella nostra memoria uno dei momenti in cui la palla passava a noi, … ma quanti erano lì attorno?
La differenza tra noi e loro (e più in generale tra il calcio nostrano e quello estero) si può riassumere in principio così; là dove noi difendiamo la trequarti, loro ”si mettono vicini” al pallone; là dove noi proteggiamo l’area, loro sostengono il primo compagno che va ad aggredire il portatore. Si aiutano tra loro a giocare bene: questo per prima cosa fan le squadre di calcio.
Non sarà la presenza di Bale o meno a determinare niente, gli Spurs possono concedersi il lusso di scegliere di fare una gara “intelligente”: ovvero variegata nei tempi di gestione della palla e dei ritmi di gioco; il Milan avrebbe avuto l’obbligo di poterne fare una sola e di doverla fare attorno ad un solo uomo: Kevin Prince Boateng che probabilmente non ci sarà.
In campo, là dove lo sport diventa “calcio” , il nostro 27 c’è; vicino a dove la partita si compie sarebbe stato, con Flaminì, l’uomo giusto per inventarci una gara che adesso si fa ancor più complicata. Una cosa sono le percentuali di passare il turno, un’altra quel che speriamo che “accada”: non esistono mezzi brodetti dopo, ma qui vado avanti e mi domando… se proprio si deve uscire in che modo farlo?
E’ sempre nelle sfumature che sta la differenza, e ci attende una gara da preparare al meglio anche sotto questo aspetto: i particolari, in una partita dove, anche per necessità, potremmo decidere di sorprendere l’avversario -e pure noi stessi…-.
Una differente disposizone dei tre cc comporterebbe un allargamento delle punte, che ci porterebbe alla parità numerica sulle fasce e alla superorità nel mezzo del campo.
La carenza di elementi nei ruoli del centrocampo, riporta Seedorf a poter essere della partita: sdrucciolato ai margini della “prima scelta” di Mister Allegri, potrebbe rappresentare per domani sera un’interessante variazione. Sappiamo ormai che il Mister non gradisce il palleggio davanti ai centrali difensivi; date le sue caratteristiche, il 10 potrebbe -è solo un’ipotesi fra le tante che abbiamo letto, sia chiaro-, rappresentare il vertice alto di un nostro inedito centrocampo a tre, dove “il triangolo” risulterebbe rovesciato in un 2+1.
Potremmo correre il rischio di passare il turno per sovrapprezzo, tant’è svalutata “la voglia” del Milan. Risparmiare uomini ed energie; rimandare in fondo al prossimo turno l’eliminazione; concentrarsi su una sola competizione… tutte cose che abbiamo pensato, pure io che sono MOLTO lontano da questa prospettiva.L’importante sarà non uscirne male, perché la Champions League l’avremo anche fatta per finta ma, chi sa perché, ho l’impressione che le critiche che ci pioveranno addosso all’indomani saranno di quelle vere, di quelle che lasciano il segno. E questo noi non lo vogliamo di certo.