Nella borsa della spesa:250 g di Farina integrale di frumento (nel mio caso, farina di Farro)
1,2 dl di Acqua
Nota:Così come vi ho indicato tra gli ingredienti, la farina che si utilizza per la realizzazione di questo pane indiano è una farina integrale o semi integrale di frumento. Ho deciso di provare con la farina di farro per via di quelle mie intolleranze, risultato ottimo anche se mi sembrava doveroso specificare quale fosse la farina più “tradizionale”, a voi la scelta.
In cucina con Pecorella:Il mio validissimo aiuto in cucina è stato il libro “Sapori d’Oriente” che fa parte della mia biblioteca culinaria e che mi racconta di tutti quei sapori, dall’India al Giappone passando per la Cina, che tanto amo.
Vi racconto il “come fare”:Versate la farina in una ciotola e iniziate a mescolarla con l’acqua. Potete aiutarvi all’inizio con una forchetta e quando l’acqua sarà ben assorbita potete trasferire l’impasto sulla spianatoia infarinata. Impastate e miscelate molto bene i due ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo e liscio. Lavoratelo con energia sulla spianatoia, per circa 10 minuti, in modo da ottenere una palla elastica.
Avvolgete l'impasto in un panno umido e lasciatelo riposare almeno 1 ora in un luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
Trascorso questo tempo, dividete l’impasto in 10-12 palline, stendete con il mattarello sul piano infarinato ogni porzione di impasto in modo da ottenere delle “pizzette” molto sottili. Ogni disco avrà un diametro di circa 10 cm.
Ungete leggermente una tava (io ho utilizzato una padella antiaderente) con del ghee, il burro indiano chiarificato di cui vi ho già raccontato la ricetta; in alternativa andrà bene dell’olio vegetale (di semi o d’olio). Scaldate molto bene la padella e cuocete il chapati da entrambi i lati. Il pane indiano, privo di lievito, tenderà dapprima a rigonfiarsi (formando delle bolle d’aria all’interno) poi a scurirsi qua e là; a questo punto vi basterà girarlo e terminare la cottura. Va servito caldo.
Un pizzico di Tì:Il chapati è il pane più diffuso in India, ma anche in Medio Oriente e nell’Africa orientale, e per tale motivo viene quotidianamente preparato e mangiato da una moltitudine di persone. È una vera leccornia, paragonabile alla piadina per aspetto – un po’ anche per gusto – è un valido accompagnamento per ogni companatico; in India viene usato come accompagnamento alle zuppe, ai piatti a base di curry, ma anche solo per “pulire” il piatto dalla pietanza… un po’ come la nostra “scarpetta” sul sugo buono della mamma.
Due sere fa, io e il Buongustaio, siamo stati al nostro ristorante indiano preferito, desiderando confrontare a caldo il gusto del chapati mio con il chapati “vero”, ho provato ad ordinarlo. La titolare, una donna simpaticissima che sfoggia colorati sari e con un caldo sorriso sempre offerto ai suoi clienti mi ha osservata… dopo breve meditazione mi dice “il chapati lo trovi in India”. Ho sorriso.
La frase ci ha fatti riflettere un po’, poi abbiamo capito e interpretato. È vero che in effetti il reale gusto degli alimenti lo si può assaporare solo nel posto che ne ospita le origini (la scelta delle farine, l’acqua, la pratica manuale, fanno di certo la differenza), è anche vero che il particolare sfuggito al primo sguardo può mostrare la via…
...il ristorante “indiano” che tanto amiamo in realtà fa cucina bengalese! I proprietari, cuoco e personale, sono tutti del Bangladesh e questo fa la differenza; usi e costumi simili, ma non uguali a quelli della confinante India. Il pane che propongono è un naan che, a differenza delchapati, viene cotto nel forno tandoori mentre il chapati è cotto su una piastra di ferro chiamata tawa o tava.
Così come da ricetta riportata nel mio libro, “Sapori d’Oriente”, non ho usato che acqua e farina per preparare il chapati. Non serve lievito e non era indicato nemmeno l’uso del sale. Su questo però una nota va spesa; molte ricette in rete narrano l’aggiunta del sale all’impasto, io credo però che sia solo un riadattamento occidentale (in particolare del sud Italia) al gusto del pane che notoriamente è salato. Beh, ho preferito seguire la ricetta alla lettera. Il pane indiano non salato tende ad esaltare il gusto dei cibi… anche se chi non ama particolarmente mangiar sciapo avrà forse da ridire.
Buongustaio comment: “buonissimo, divino, mi piace però… manca il sale!!PdM comment: “okkeeiii, la prossima volta provvedo!”
La prossima volta aggiungerò un cucchiaino raso di sale e buon appetito.
Ah, dimenticavo la fine della storia: la titolare nel coloratissimo sari mi ha ispirata, prima o poi le nostre vacanze saranno indirizzate a quella porzione di mondo che sta tra India e Bangladesh, giusto per provare con papille gustative la differenza tra l'una e l'altra cucina.
Per il momento continuerò con i miei esperimenti casalinghi di cucina dal mondo e con l'assaporare i piatti che ci porta in tavola la signora in sari di quel grazioso ristorantino, che per di più mi regala sempre a fine pasto un dolcetto
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