Charles Baudelaire
Diari intimi
Traduzione dall’originale francese Journaux intimes
di Marco Vignolo Gargini
XXXI
Non v’è niente di interessante sulla terra che le religioni.
Che cos’è la religione universale? (Chateaubriand, de Maistre, gli Alessandrini, Capé).
V’è una religione universale fatta per gli alchimisti del pensiero, una religione che si svincola dall’uomo, considerato come memento divino.
Saint-Marc Girardin ha detto una frase che resterà: «Siamo mediocri!»
Avviciniamo questa frase a quella di Robespierre: «Coloro che non credono alla immortalità del loro essere si rendono giustizia».
La frase di Saint-Marc Girardin implica un odio immenso contro il sublime.
Chi ha visto Saint-Marc Girardin camminare per la strada ha immediatamente concepito l’idea di una grande oca infatuata di se stessa, ma spaventata e in corsa sulla grande strada, davanti la diligenza.
XXXII
Teoria della vera civilizzazione. Essa non è nel gas, né nel vapore, né nei tavolini che ballano. È nella diminuzione delle tracce del peccato originale.
Popoli nomadi, pastori, cacciatori, agricoltori e pure antropofagi, tutti possono essere superiori per l’energia, per la dignità personale, alle nostre razze d’Occidente.
Queste forse saranno distrutte.
Teocrazia e comunismo.
È grazie al tempo libero che io, in parte, sono cresciuto.
A mio gran detrimento; giacché il tempo libero, senza fortune, aumenta i debiti, e le umiliazioni che provengono dai debiti.
Ma, con mio grande profitto, relativamente alla sensibilità, alla meditazione e alla facoltà del dandysmo e del dilettantismo.
Gli altri uomini di lettere sono, per la più parte, dei vili sgobboni ignorantissimi.
XXXIII
La ragazza degli editori.
La ragazza dei redattori capo.
La ragazza spauracchio, mostro, assassina dell’arte.
La ragazza, ciò che essa è in realtà.
Una sciocchina e una sporcaccioncella; la più grande imbecille unita alla più grande depravazione.
C’è nella ragazza tutta l’abiezione del teppista e del collegiale.
Avviso ai non-comunisti:
Tutto è comune, pure Dio.
XXXIV
Il Francese è un animale da cortile così bene addomesticato che non osa scavalcare alcuna palizzata. Vedere i suoi gusti in arte e in letteratura.
È un animale di razza latina; la spazzatura non gli spiace, nel suo domicilio, e, in letteratura, è scatofago. Va matto per gli escrementi. I letterati da osteria chiamano ciò il suolo gallico.
Bell’esempio della bassezza francese, della nazione che si pretende indipendente prima di tutte le altre.
“Il seguente estratto del bel libro di M. de Vaulabelle [1] sarà sufficiente per dare un’idea dell’impressione che fece l’evasione di Lavalette sulla fazione meno illuminata del partito realista:
(A questo punto è incollato, sul manoscritto, il seguente trafiletto tagliato da un giornale) :
«Il furore realista, in quel momento della seconda Restaurazione, arrivava, per così dire, fino alla follia. La giovane Joséphine de Lavalette riceveva la sua educazione in uno dei principali conventi di Parigi (l’Abbaye-aux-Bois); l’aveva lasciato solo per venire ad abbracciare suo padre. Quando rientrò dopo l’evasione e si conobbe la parte assai modesta ch’ella vi aveva avuta, un immenso clamore si levò contro questa bambina; le religiose e le sue compagne la fuggivano, e un buon numero di genitori dichiararono che avrebbero ritirate le proprie figlie se l’avessero tenuta. Essi non volevano, dicevano, lasciare le loro bambine a contatto con una giovane persona che aveva tenuto un simile comportamento e dato un simile esempio. Quando Mme de Lavalette, sei settimane dopo, la libertà, fu obbligata a riprendersi sua figlia». ”
XXXV
Principi e generazioni. – v’è un’eguale ingiustizia nell’attribuire ai principi regnanti i meriti e i vizi del popolo attuale che loro governano.
Questi meriti e questi vizi sono quasi sempre, come la statistica e la logica potrebbero dimostrarlo, attribuibili all’atmosfera del governo precedente.
Louis XIV eredita gli uomini di Louis XIII: gloria. Napoleone I eredita gli uomini della République: gloria. Louis-Philippe eredita gli uomini di Charles X: gloria. Napoleone III eredita gli uomini di Louis-Philippe: disonore.
È sempre il governo precedente che è responsabile dei costumi del seguente, per quanto un governo possa essere responsabile di qualunque cosa.
I tagli bruschi che le circostanze determinano nei regni non permettono che questa legge sia in assoluto esatta, relativamente al tempo. Non si può rimarcare esattamente dove finisce una influenza, ma questa influenza sussisterà in tutta la generazione che l’ha subita nella sua giovinezza.
XXXVI
Dell’odio della gioventù contro i citatori. Il citatore è per loro un nemico.
«Io metterò finanche l’ortografia sotto la mano del boia».
(Théophile Gautier [2]).
Bel ritratto da fare: la canaglia letteraria.
Non dimenticare un ritratto di Forgues [3], il pirata, lo schiumatore delle lettere.
Gusto inamovibile della prostituzione nel cuore dell’uomo, donde nasce il suo orrore della solitudine. – Egli vuole essere due. L’uomo di genio vuole essere uno, dunque solitario.
La gloria, è restare uno, è prostituirsi in un modo particolare.
È questo orrore della solitudine, il bisogno di dimenticare il suo io nella carne esterna, che l’uomo chiama nobilmente bisogno d’amare.
Due belle religioni, immortali sui muri, eterne ossessioni del Popolo: un pene (il phallus antico) e «Vive Barbès! [4]» o «Abbasso Philippe!» o «Viva la Repubblica!».
XXXVII
Studiare in tutti i suoi modi, nelle opere della natura e nelle opere dell’uomo, l’universale ed eterna legge della gradazione, del poco a poco, del piano piano, con le forze progressivamente crescenti, come gli interessi composti, in materia di finanza.
Lo stesso vale per l’abilità artistica e letteraria; lo stesso vale per il tesoro variabile della volontà.
La ressa dei letterati da strapazzo, che vediamo ai funerali, mentre distribuiscono strette di mano e si raccomandano alla memoria dei cronisti.
Del funerale degli uomini celebri.
Molière. – La mia opinione su Tartuffe è che non è una commedia, ma un pamphlet. Un ateo, se è semplicemente un uomo ben educato, penserà, a proposito di questa pièce, che non bisogna mai lasciare certe gravi questioni alla canaglia.
XXXVIII
Glorificare il culto delle immagini (mia grande, mia unica, mia primitiva passione).
Glorificare il vagabondaggio e ciò che si può definire il bohémianisme. Culto della sensazione moltiplicata e esprimentesi attraverso la musica. Riferirsi a Liszt [5].
Della necessità di battere le donne.
Si può castigare ciò che si ama. Così i bambini. Ma ciò implica il dolore di disprezzare ciò che si ama.
Della cornutaggine e dei cornuti.
Il dolore del cornuto.
Nasce dal suo orgoglio, da un falso ragionamento sull’onore e sulla felicità e da un amore stolidamente stornato da Dio per essere attribuito alle creature.
È sempre l’animale adoratore che sbaglia idolo.
Analisi dell’imbecillità insolente. Clément de Ris e Paul Pérignon [6].
XXXIX
Più l’uomo coltiva le arti, meno gli viene duro. Si produce un divorzio sempre più sensibile tra lo spirito e il bruto.
Solo al bruto gli viene bene duro, e il fottere è il lirismo del popolo.
Fottere, è aspirare a entrare in un altro, e l’artista non esce mai da se stesso.
Ho scordato il nome di quella baldracca… Ah! bah! lo ritroverò al giudizio universale.
La musica dà l’idea dello spazio.
Tutte le arti, più o meno; poiché sono numero e il numero è una traduzione dello spazio.
Volere tutti i giorni essere il più grande degli uomini!
Da bambino, io volevo ora essere papa, ma un papa militare, ora attore.
Godimenti che io traevo da queste due allucinazioni.
XL
Ancora bambino, io ho sentito nel mio cuore due sentimenti contraddittori: l’orrore della vita e l’estasi della vita. È proprio la storia di un infingardo nervoso.
Le nazioni non hanno grandi uomini che loro malgrado.
A proposito dell’attore e dei miei sogni d’infanzia, un capitolo su ciò che costituisce, nell’anima umana, la vocazione dell’attore, la gloria dell’attore, l’arte dell’attore e la sua situazione nel mondo.
La teoria di Legouvé [7]. Legouvé è un burlone freddo, uno Swift, che ha provato se la Francia poteva mandar giù una nuova assurdità?
La sua scelta. Buona nel senso che Samson non è un attore.
Della vera grandezza dei paria.
Forse persino la virtù nuoce ai talenti dei paria.
XLI
Il commercio è, per sua essenza, satanico.
Il commercio, è il prestato-reso, è il prestito con il sottinteso: rendimi più di quello che ti ho dato.
Lo spirito di ogni commerciante è completamente viziato.
Il commercio è naturale, dunque è infame.
Il meno infame di tutti i commercianti, è colui che dice: «Siamo virtuosi per guadagnare molti più soldi degli stupidi che sono viziosi».
Per il commerciante, l’onestà stessa è una speculazione di lucro.
Il commercio è satanico, perché è una delle forme dell’egoismo, e la più bassa, e la più vile.
Quando Gesù Cristo dice: «Beati quelli che sono affamati, perché saranno saziati!», Gesù Cristo fa un calcolo delle probabilità.
XLII
Il mondo cammina solo attraverso il malinteso. È attraverso il malinteso universale che tutti si accordano.
Poiché se, per disgrazia, ci si comprendesse, non ci si potrebbe mai accordare.
L’uomo di spirito, colui che non s’accorderà mai con nessuno, deve applicarsi ad amare la conversazione degli imbecilli e la lettura dei libri cattivi. Ne ricaverà dei godimenti amari che compenseranno largamente la sua fatica.
Un funzionario qualunque, un ministro, un direttore di teatro o di giornale, possono talvolta essere persone stimabili; ma non sono mai divini. Sono persone senza personalità, degli esseri senza originalità, nati per la funzione, ossia per essere la pubblica domesticità.
XLIII
Dio e la sua profondità. – non si può mancare di spirito e cercare in Dio il complice e l’amico che mancano sempre. Dio è l’eterno confidente in questa tragedia in cui ciascuno è l’eroe. Vi sono forse degli usurai e degli assassini che dicono a Dio: «Signore, fate che il mio prossimo affare riesca!» Ma la preghiera di quei villani non guasta l’onore e il piacere della mia.
Ogni idea è, per se stessa, dotata di una vita immortale, come una persona.
Ogni forma creata, persino dall’uomo, è immortale. Giacché la forma è indipendente dalla materia, e non sono le molecole che costituiscono la forma.
Aneddoti relativi a Émile Douay e a Constantin Guys che distruggono o piuttosto credono di distruggere le loro opere.
XLIV
È impossibile scorrere un giornale qualunque, di qualsiasi giorno, o mese, o anno, senza trovarvi, a ogni riga, i segni della perversità umana più spaventosa, all’unisono con le vanterie le più sorprendenti di probità, di bontà, di carità, e le affermazioni più sfacciate, relative al progresso e alla civilizzazione.
Ogni giornale, dalla prima all’ultima riga, non è che un tessuto di orrori. Guerre, crimini, furti, impudicizie, torture, crimini dei principi, crimini delle nazioni, crimini dei singoli, un’ebbrezza d’atrocità universale.
Ed è con questo aperitivo disgustante che l’uomo civilizzato accompagna la sua prima colazione del mattino. Tutto, in questo mondo, trasuda il crimine: il giornale, la muraglia e la faccia dell’uomo.
Io non capisco che una mano possa toccare un giornale senza una convulsione di disgusto.
XLV
La forza dell’amuleto dimostrata dalla filosofia. I soldi bucati, i talismani, i ricordi di ciascuno.
Trattato di dinamica morale. Della virtù dei sacramenti.
Dalla mia infanzia, tendenza alla misticità. Mie conversazioni con Dio.
Dell’Ossessione, della Possessione, della Preghiera e della Fede.
Dinamica morale di Gesù.
Renan trova ridicolo che Gesù creda all’onnipotenza, anche materiale, della Preghiera e della Fede.
I sacramenti sono mezzi di codesta dinamica.
Dell’infamia della stampa, grande ostacolo allo sviluppo del Bello.
Bella cospirazione da organizzare per lo sterminio della razza giudaica.
I giudei Bibliotecari e testimoni della Redenzione.
XLVI
Tutti gli imbecilli della Borghesia che pronunciano continuamente le parole: immorale, immoralità, moralità nell’arte e altre bestialità mi fanno pensare a Louise Villedieu, puttana da cinque franchi, che accompagnandomi una volta al Louvre, dove non era mai stata, si mise ad arrossire, a coprirsi la faccia, e tirandomi a ogni momento per la manica, mi domandava davanti alle statue e ai quadri immortali come si potesse esporre pubblicamente simili indecenze.
Le foglie di vite di Sor Nieuwerkerke [8].
XLVII
Affinché esistesse la legge del progresso, occorrerebbe che ciascuno volesse crearla ; vale a dire che, quando tutti gli individui s’applicheranno a progredire, allora, l’umanità sarà in progresso.
Questa ipotesi può servire a spiegare l’identità di due idee contraddittorie, libertà e fatalità. – Non solamente ci sarà, in caso di progresso, identità tra la libertà e la fatalità, ma questa identità è sempre esistita. Questa identica à la storia, storia delle nazioni e degli individui.
XLVIII
Sonetto da citare nel Mon coeur mis à nu. Citare ugualmente il pezzo su Roland.
Je songeais cette nuit que Philis revenue,
Belle comme elle était à la clarté du jour,
Voulait que son fantôme encore fît l’amour,
Et que, comme Ixion, j’embrassasse une nue.
Son ombre dans mon lit se glisse toute nue,
Et me dit: «Cher Damon, me voici de retour;
Je n’ai fait qu’embellir en ce triste séjour
Où depuis mon départ le sort m’a retenue.
«Je viens pour rebaiser le plus beau des amants;
Je viens pour remourir dans tes embrassements!»
Alors, quand cette idole eut abusé ma flamme,
Elle me dit: «Adieu! Je m’en vais chez les morts.
Comme tu t’es vanté d’avoir foutu mon corps,
Tu pourras te vanter d’avoir foutu mon âme» [9]
Parnasse satyrique.
Io credo che questo sonetto sia di Maynard. Malassis pretende che sia di Racan.
[1] Achille Tenaille de Vaulabelle (1799-1879), storico, giornalista. Il brano è tratto dalla Histoire de deux Restaurations (1844-1857).
[2] Théophile Gautier (1811-1872), scrittore a cui Baudelaire dedica Les Fleurs du Mal.
[3] Émile Daurand Forgues, scrittore, traduttore.
[4] Armand Barbés (1809-1870), uomo politico avverso a Luigi Filippo d’Orléans e poi a Napoleone III, nel 1839 fu condannato a morte e salvato dall’intervento di Victor Hugo.
[5] Franz Liszt (1811-1886), famoso musicista, genero di Wagner.
[6] Paul Pérignon nel 1844 fece parte del consiglio di famiglia che decise di mettere sotto tutela Baudelaire.
[7] Ernest Legouvé (1807-1903), scrittore, drammaturgo.
[8] Alfred Emilien, conte di Nieuwerkerke (1811-1892), scultore, fu nominato da Napoleone III soprintendente alle Belle Arti.
[9] Trad. “Stanotte io sognavo che Philis ritornata,/ bella com’era al diurno chiarore,/ voleva che il suo spettro facesse ancora l’amore/ e che, come Issione, io baciassi una nube.// La sua ombra scivola tutta nuda nel mio letto, / e mi dice: «Caro Damone, eccomi di ritorno;/ non ho fatto che abbellirmi in questo triste soggiorno/ dove dopo la mia morte la sorte m’ha stretto.// Vengo per riamare il più bello degli amanti;/ vengo per morire ancora nei tuoi congiungimenti!»/ Allora, quando quell’idolo ebbe abusato la mia fiamma,// lei mi disse:«Addio! me ne vado tra i morti./ Tu che ti sei vantato d’aver fottuto il mio corpo,/ ti potrai vantare d’aver fottuto la mia anima.