Nel 1994 (marzo) moriva Charles Bukowski, moriva il poeta, lo sporcaccione, l’ubriacone, l’uomo. Moriva la leggenda vivente e si entrava nella vera leggenda, quella postuma. Quella fatta di aneddoti, di cose sentite dire, di fotografie, dietrologie, operazioni nostalgiche e stranianti. La leggenda, o l’epoca, degli scritti inediti e della prolifica materia trattata e composta da Buk: l’uomo e la sua miseranda esistenza.
In questo anno bukowskiano, due sono state le letture che ci hanno coinvolto, stupito e fatto conoscere ancora di più il nostro amato. Diversissime eppure efficaci nel descrivere e ridipingere l’affresco del vecchio crucco americano.
Amore a prima vista -e anche post coito letterario- per TUTTI DICONO CHE SONO UN BASTARDO (Bietti) di Roberto Alfatti Appetiti.
Una biografia potente, in grado di rendere l’amore indescrivibile del suo autore per Hank una micidiale narrazione oggettiva e imparziale (in uno sforzo davvero incredibile, data la passione del giornalista per il poeta) che rende al lettore un Bukowski quasi del tutto inedito.
Con uno stile asciutto ma sincopato, dove ogni parola rievoca ore di meticoloso studio, letture approfondite e collegamenti ipertestuali, si entra nel mondo del poeta, attraverso la sua voce, le sue frasi, le sue vicende. Si matura un senso di stupefatta rilettura dell’anima di quest’uomo che era stato in grado di crearsi attorno un micro (o macro?) cosmo dove ogni stella brillava di luce riflessa, dove la gravità e l’orbita erano decise da questo sole bizzarro e scorbutico che amava il bere, i cavalli e le donne.
Affrontando i capitoli, ingollati avidamente, oltre all’immaginario comune escono ombre nuove dal corpo letterario di Henry, quelle più imbonitrici, quelle più riluttanti nei confronti del genere umano nella sua totalità oppure quei lati bui dove si rintanava il vero Charles: la sua musica, le sue letture, un abbigliamento elegante ma sobrio, un passato fatto di vera letteratura -la quale una volta divorata non permette di leggerne altra, al massimo di scriversela-l’amore per un qualcosa che non sarebbe diventato, se non in età avanzata passando attraverso la strada più recondita e impervia della vita… un uomo normale. Una normalità borderline, colta, da virus che si insinua nel corpo sano della società, lo scuote con la sua viralità e poi lo abita facendogli credere di essere stato assuefatto. Continuando invece, il suo incessante operato di destabilizzazione degli organi preposti alla routine quotidiana.
Roberto Alfatti Appetiti realizza il sogno di ogni appassionato, una biografia semplice, che racconta con grande verità l’uomo e l’artista spogliato del mito, pur tenendo in controcanto questa sua veste -che come un deus ex machina scende al momento giusto per riportare in auge le gesta mirabolanti di questo Barone di Munchausen americano e geniale- e ricordandone l’opera e lo stile che hanno infiammato i cuori di milioni di lettori.
Un libro per i giovani facilmente impressionabili dalla scrittura di Bukowski, per fargli una doccia fredda e al tempo stesso rincuorante ma anche per gli appassionati che ritroveranno “La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere [che] sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità.”.
Incredibile.
Dall’altro lato del nostro omaggio, c’è invece IL SOLE BACIA I BELLI (Feltrinelli) a cura di David Stephen Calonne -nella traduzione della bravissima Simona Viciani- che raccoglie interviste, reportage, incontri con Bukowski.
Materiale che va dal ’63 al ’93 in un montaggio e smontaggio del pensiero provocatore dello scrittore stesso attraverso le sue dichiarazioni, una specie di auto da fè che una volta completato smaschera il personaggio pubblico per riportare l’uomo di fronte alla sua storia e alla storia della sua nazione.
Bukowski si evolve, invecchia, matura, sorprende, attraverso questo percorso, come un buon vino muta pensiero, struttura e le risposte che porge sono diverse con il passare del tempo. Mentre altre restano immutate. Solo le domande sono sempre le stesse, solo le visioni (tranne qualche eccezione) degli intervistatori sembrano quasi essere paludate nel loro stile o caricaturalmente amichevole e dannato o prevenuto o intellettualmente ricercato.
Hank lo si vede mentre li scruta, ne sorride, ne ghigna, mentre si fa complice della scena o suo regista e il lettore non può far altro che scoprire e divertirsi ad ogni documento passato al vaglio.
Un compendio intrigante che rende Bukowski un labirinto di muri di Bukowski, una scatola cinese della stessa materia della poesia: l’incontrollabile potenza di un uomo solo.
Buona scelta
IBD
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